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Renzi azzanna, il Pd lo impallina

A due mesi dalle primarie l'avvio della campagna di Renzi porta a galla vecchi dissapori. Il Pd non digerisce le critiche al Colle. Letta: "Basta populismo". Ed è solo l'inizio

Renzi azzanna, il Pd lo impallina

Il malessere piddino covava sotto traccia. È bastato che Matteo Renzi lanciasse l'opa sulla leadership del partito per far emergere tutte le fragilità di una congrega di anime così diverse da non aspettare altro che un'occasione per pugnalarsi alle spalle e venire alla resa dei conti. Così i siluri lanciati da Bari contro il premier Enrico Letta e il capo dello Stato Giorgio Napolitano sono solo la scusa per far scoppiare in via del Nazareno un vero e proprio pandemonio. "Renzi ragiona come Grillo", è sbottato in mattinata il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato. L'amnistia invocata dal presidente della Repubblica e la gestione dell'emergenza immigrazione sono solo due pretesti colti da Renzi per smontare il governo e mettere un'ipoteca su un Pd da riformare sin dalle fondamenta.

La tregua è sciolta. I malesseri e i maldipancia, messi da parte per far spazio alla crisi di governo scatenata dalle dimissioni improvvise dei ministri in quota Pdl, sono riemersi prepotentemente. Fra cinquantasette giorni suonati si terranno le primarie per scegliere il prossimo segretario del Pd. L'8 dicembre. Ad oggi sarebbero circa duecento i parlamentari dem che sostengono l'ex rottamatore. Eppure è bastato il sermone di Bari, recitato senza troppo avanspettacolo e con una rinnovata scenografia povera, per riaccendere i vecchi attriti. Il primo a infastidirsi, manco a dirlo, è stato proprio il presidente del Consiglio. Da Mestre Letta ha chiesto al Pd di "sgonfiare il populismo" affinché non si arrivi a formare "un centrosinistra asfittico". Da qui l'invito a parlare al "cuore" e alla "testa" degli elettori. Un richiamo che può essere letto come un invito rivolto ai due maggiori contendenti alla segreteria: Cuperlo (testa) e Renzi (cuore). Ed è proprio a Renzi che il capo del governo ha risposto senza lasciar cadere nel vuoto le accuse mosse dal primo inquilino di Palazzo Vecchio all'esecutivo. "Difendo quello che stiamo facendo convinto che sia la cosa giusta per il bene dell’Italia", ha detto Letta pur riconoscendo a Renzi di essere stato in queste settimane "solidale" e di avere avuto un atteggiamento utile per il Paese. Nemmeno sull'amnistia è disposto a passare sopra. "Il messaggio del capo dello Stato chiarisce che non c’è nessuna ambiguità e chi ha voluto leggerci ambiguita ha fatto un esercizio sbagliato e di scarsa fiducia nel miglior presidente della Repubblica che possiamo avere", ha continuato ribadendo che un provvedimento di questo tipo non avrà nulla a che vedere con la vicenda Berlusconi. Se il premier ha saputo dosare le parole, Zanonato ci è andato giù duro arrivando a paragonare l'ex rottamatore a Grillo: "Penso che Renzi ragioni così, mi conviene o no essere per l’indulto, di fronte all’opinione pubblica? L’oggetto in sé non gliene frega nienta, penso che ragioni solo sulla pura convenienza propagandistica". D'altra parte, come ha ricordato anche Stefano Di Traglia (portavoce di Pier Luigi Bersani), nel programma della Leolpolda 2011 (la manifestazione ideata dal sindaco che si svolgerà anche quest’anno a fine ottobre a Firenze) via sia un punto dedicato proprio a quell’amnistia che ieri Renzi ha definito un "clamoroso autogol". Nelle cento proposte avanzate all’iniziativa renziana, al punto 13, si parla sì di un’amnistia, ma condizionata e limitata ai casi di corruzione politica.

Non c'è solo Zanonato nella compagine governativa ad attaccare a testa bassa Renzi. Anche il ministro degli Esteri Emma Bonino non manda giù la sparata contro il capo dello Stato e, in particolar modo, contro l'amnistia. "Se Renzi è il nuovo che avanza - ha commentato la titolare dall farnesina - fatemi il favore di ridarmi l’antico". Una presa di posizione che ha spinti il sindaco, oggi intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora, a invitare i ministi a fare il proprio lavoro. "Il capo dello Stato è stato
ineccepibile sia con il governo Monti sia con la nascita del governo Letta, non c’è stato nessun eccesso di intervento - ha rincarato la dose - ma bisogna anche avere il coraggio di dire che su alcune cose si può essere in disaccordo e questo non è lesa maestà"
. E proprio sull'amnistia ci ha tenuto a ribadire la posizione espressa ieri a Bari: "Non si può non far nulla per sei anni e poi dire, scusate ci siamo sbagliati nei calcoli e a questo punto l’unico sbocco e aprire le celle". Una posizione che, sebbene abbia sollevato un polverone all'ineterno del Pd, sembra trovare consensi tra la base. Tanto che su Twitter Zanonato è stato subissato da pesanti rimproveri.

"Criticare Matteo è come parlare male di Garibaldi - ha commentato il ministro - si scatenano i fan che conoscono solo offese e mai i ragionamenti".

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