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Renzi e Calenda non sanno neppure separarsi

il nodo è Palazzo Madama, Azione con quattro senatori può solo andare nel Misto. E La Russa media

Renzi e Calenda non sanno neppure separarsi

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Renzi e Calenda non sanno neppure separarsi

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C'è il fronte tra Israele e Hamas, quello tra Ucrania e Russia, e poi quello tra Carlo Calenda e Matteo Renzi (nella foto tonda insieme). La rottura tra i due padri del defunto Terzo Polo è conclamata da tempo (anche se Italia viva e Azione hanno appena contribuito alla vittoria del centrosinistra a Foggia, in una lista comune che ha anche avuto un buon risultato), ma ora che si passa alle vie di fatto in Parlamento la temperatura si rialza. E se stare insieme si è rivelato impossibile, anche separarsi senza far scorrere il sangue pare assai difficile. Al punto che il presidente del Senato, Ignazio La Russa, decide di scendere in campo col casco blu del mediatore, per improvvisarsi forza di interposizione tra i due.

Senza molto esito: Renzi ha fatto partire l'operazione scissione dei gruppi parlamentari, e non ha alcuna intenzione di tornare indietro: «Basta con questo teatrino, voglio tornare a parlare di politica e se continua la rissa tra noi è impossibile», spiega ai suoi. Alla Camera, dove i deputati di Azione sono 12, e quelli renziani 10, tutto è filato liscio: Iv ha chiesto la separazione e la «deroga» al regolamento perché entrambi possano costituirsi in gruppo autonomo. Al Senato (dove siedono entrambi i leader) la strada è più scivolosa: i senatori di Iv sono 7, i calendiani 4. I primi hanno proclamato la repubblica indipendente, votando a maggioranza per cambiare il nome - e quindi la ragione sociale - del gruppo: Italia viva-Renew. Ma per Calenda questo significa finire nel gruppo Misto, guidato dall'ex rifondarolo De Cristofaro, come componente minoritaria.

Comprensibile che il capo di Azione abbia tentato di impedirlo, rivolgendosi a La Russa. Il quale, impavido, ha provato a frapporsi tra i belligeranti e ha convocato ieri i rappresentanti di entrambe le fazioni, cercando una «mediazione» e invocando una «pausa di riflessione». Inutilmente: Renzi, numericamente più forte, non ha alcuna intenzione di arretrare. Sono settimane che studia il blitz, ha accumulato pareri di costituzionalisti e amministrativisti, ed è convinto di avere il coltello regolamentare dalla parte del manico: «Calenda può scegliere di restare qui con i suoi, a patto che sia chiaro che il nome è quello di Iv e che lui non andrà in aula o in tv a parlare a nome del gruppo; oppure può uscire e andare nel Misto». Tertium non datur: l'unico tentativo possibile, spiegano i suoi, sarebbe «un ricorso al Tar», il cui esito «sarebbe tutto da vedere».

Alla guerra dei Roses mancano solo le carte bollate.

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