Porte aperte agli immigrati. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso del suo intervento al Festival dell'Economia di Trento, si è scagliato contro i sostenitori della chiusura delle frontiere europee. «Non è accettabile l'idea di Farage e Sarkozy, con buona pace degli alleati di casa nostra», ha detto il premier aggiungendo che «la politica estera europea dev'essere più incisiva».
Sia il britannico sia il francese, infatti, propongono di limitare fortemente l'accesso di immigrati nei confini dell'Unione. Il vulcanico politico inglese si è pure scagliato contro gli altri europei residenti in Inghilterra avendo confessato che «se avessi dei romeni per vicini di casa, mi preoccuperei». Renzi, invece, con le sue parole ha di fatto ribadito l'ineluttabilità dei flussi migratori ai quali bisogna far fronte amichevolmente piuttosto che opporsi.
Insomma, ha riesumato un vecchio totem di sinistra per marcare la propria differenza tanto in patria quanto all'estero. Certo, forse non ha scelto il momento più opportuno visto che nel weekend in Sicilia sono sbarcati ben 3.517 migranti sancendo ancora una volta l'inutilità della costosa Operazione «Mare Nostrum» di pattugliamento delle coste. Un andazzo al quale il sindacato di polizia Lisipo si è opposto denunciando l'inefficienza dei programmi finora predisposti (43mila migranti in arrivo da inizio anno, centri stracolmi e proliferare della criminalità) e chiedendo il ripristino del reato di immigrazione clandestina.
Niente paura. Il premier ha già la ricetta pronta: poiché «il 96% degli immigrati arriva dalla Libia, provenendo dal Corno d'Africa o dalla Siria, potremmo mettere l'Organizzazione internazionale dei rifugiati sulle coste della Libia e magari anche un inviato dell'Onu». Si potrebbe aggiungere alla task force anche il Gran Mogol delle Giovani Marmotte, ma il problema non è questo.
A una prima lettura sembra infatti che i primi destinatari del messaggio renziano siano molto più «casalinghi» di quello che si potrebbe pensare. Nigel Farage, leader dello Ukip (trionfatore alle europee in Gran Bretagna), è il più «papabile» alleato di Beppe Grillo a Bruxelles. Nicolas Sarkozy, che non ha mai abbandonato la velleità di tornare all'Eliseo, resta sempre una figura di spicco dell'Ump, che a Bruxelles fa parte dei Popolari, il rassemblement che accoglie tutte le formazioni italiane di centrodestra, da Forza Italia a Ncd all'Udc. Anche ieri ha riproposto il vecchio ritornello sull'«Unione europea che dice tutto sui decreti e sulle regole per la pesca, ma se un bambino di tre anni affoga, gira la testa dall'altra parte». Insomma, Matteo - dichiarandosi a favore dell'immigrazione - dice che oltre lui c'è il caos sia nel nostro Paese che in Europa, sede nella quale l'Italia deve portare «sul tavolo della discussione un pacchetto di proposte concrete».
A Trento il premier ha giocato a carte coperte sul tema della nuova Commissione affermando solo che «Juncker (il candidato Ppe, ndr) è solo uno dei nomi», ma che «prima bisogna cambiare le regole» in direzione di una minore austerity (oggi sono attese le «pagelle» dell'Ue sull'Italia).
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