Renzi spavaldo graffia Bersani «Con me Pd al 40%, con te al 25»

Renzi spavaldo graffia Bersani «Con me Pd al 40%, con te al 25»

RomaCe ne faremo una ragione, se non piace alla signora Melandri, che s'è appena conquistata il buen retiro al Maxxi. Ma in casa del Pd davvero «volano gli stracci». Matteo Renzi dà uno scossone ai sondaggi alzando il tiro sull'impaurito quartier generale. Insiste sui vizi capitali della sinistra e sulle assurde regole delle primarie, «che fanno male a Bersani, ne dimostrano la paura, non a me. Anche perché quando sono state infiltrate, come a Napoli, lo hanno fatto i capibastone del centrosinistra, non quelli della destra». Bersani, costretto a rintuzzare, cerca di definire una propria agenda cancellando quella di Monti. A cominciare dalla legge di stabilità, le cui norme sulla scuola, dice, sono «invotabili». Se il governo non accettasse modifiche significative, «saremmo di fronte a un problema davvero serio».
Ma è sulla qualità del centrosinistra, sul suo rapporto con il mondo dell'economia, che affonda i colpi lo sfidante fiorentino, dicendo di puntare «al 40 per cento, mentre con questi al massimo si arriva al 25». Renzi infiamma i quattromila del Palaolimpico di Torino mettendo il dito nelle ferite mai rimarginate del gruppo dirigente che fu. Arriva in ritardo, e ironizza: «Scusate, avevo un aereo dalle Cayman dove sono andato a prelevare le ultime risorse». Quindi si fa serio: «Abbiamo una sinistra troppo spesso ossessionata dal denaro, mentre io penso che la sinistra dovrebbe far ridere i poveri e non far piangere i ricchi».
Renzi sfrutta a dovere la diatriba sul proprio incontro con il finanziere David Serra, «persona che stimo, e temo che la polemica si ritorca contro il segretario del Pd: ha detto parole di troppo e farebbe bene a scusarsi». Cosa che lo staff di Bersani e lo stesso leader hanno totalmente escluso. «Serra non ha la sede alla Cayman, risiede a Londra e lavora in maniera regolare. Se qualcuno ha altri elementi li porti ai magistrati», insiste. Giudizio che sarà ribadito dal ministro Passera: («Serra è persona di grandissima qualità, non soltanto professionale, ma anche personale»), facendo immaginare future liaison («Ma il ministro vota Renzi?», si sorprende Boccia). Intanto lo stesso Serra querela il Corsera per un articolo che ne metteva in dubbio la trasparenza.
Ma lo scivolone bersaniano, spiega Renzi, fa parte di una mentalità «subalterna» alla finanza.

Altre volte, invece, «ha fatto danni, come per il Monte Paschi, dove in 15 anni hanno distrutto ciò che i senesi hanno fatto in secoli, e per la Telecom, dove si sarebbe dovuto fare il contrario di D'Alema. La finanza non è né buona né cattiva, è la politica autorevole che deve dare le regole. Ma spesso è stata subalterna e meschina».

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