«Beppe, esci da questo blog!», aveva intimato Renzi ad un Grillo che blaterava senza sosta, all'epoca della loro bislacca «consultazione» in streaming. «Ecco, ci hanno messo un bel po' ma stanno timidamente cominciando ad uscirne», se la ridono nella ristretta cerchia renziana.
La richiesta di dialogo sulla legge elettorale (previo riconoscimento del fatto che ora «l'ebetino» è un leader «legittimato dal voto popolare») avanzata ufficialmente dai capi dei Cinque stelle al Pd piove a sorpresa sul tavolo di Matteo Renzi il giorno dopo la trionfale Assemblea nazionale dell'Ergife. Il premier non trattiene l'ironia: «Grillo è un uomo che ci ha abituati ogni giorno ad una sorpresa», dice al Tg5. Comunque, aggiunge, «è bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani. Magari lo streaming questa volta lo chiediamo noi». Il feticcio dello streaming, finora agitato dai grillini contro gli altri, ora si ritorce contro i suoi fan: anche il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini non trattiene la battuta: «Prendiamo atto con soddisfazione che Grillo e Salvini tornano sui loro passi e ora cercano il confronto col Pd. Ma visti i precedenti con i 5 Stelle, suggeriamo comunque l'adozione dello streaming per eventuali incontri futuri».
Si andranno quindi a vedere le carte dell'ex comico e del suo guru, la strana coppia che tele-guida l'esercito dei parlamentari grillini: «Se Grillo ha deciso di scongelare i suoi voti e di metterli veramente a disposizione di una discussione sui cambiamenti necessari per questo Paese, bisogna andare a vedere il gioco», dice il ministro dell'Agricoltura Martina intervistato su Sky da Maria Latella. Ma senza farsi alcuna illusione nel merito: «La proposta di legge elettorale dei Cinque stelle è sostanzialmente inutile», dice Paolo Gentiloni, «è un proporzionale puro con preferenza, cioè è uguale al Consultellum già in vigore, con qualche arzigogolo in più tipo la preferenza negativa o il panachage». Scarsissime quindi le possibilità di avvicinamento sul merito, visto che il Pd resta fermamente ancorato al modello maggioritario dell'Italicum. Ma è il gesto in sé ad interessare i renziani: «Politicamente, quella di Grillo è una svolta enorme, una conversione ad U. Per la prima volta, clamorosamente, decidono di mettersi in gioco. E di correre un rischio serio, perché se cominciano a far politica le loro contraddizioni interne, finora blindate, potrebbero esplodere», dice Gentiloni.
Quel che appare chiaro è che, come sottolinea Guerini, tutti sembrano improvvisamente interessati a diventare interlocutori del Pd: Lega, Sel, Cinque stelle si accalcano alle porte del Nazareno. «Renzi ora si trova al centro di tutti i giochi, e può scegliere a geometrie variabili, a seconda delle soluzioni che gli interessano», dice il costituzionalista Stefano Ceccanti, «ma sulla legge elettorale è chiaro che l'interlocutore vero è Berlusconi, anche se un tavolo parallelo coi grillini può servire a rafforzare la trattativa col Cavaliere». Nel Pd c'è anche chi spera che un ingresso in campo dei grillini costringa Renzi a cambiare l'Italicum, come spiega il bersaniano Miguel Gotor: «Se faremo, com'è giusto, un Senato non elettivo, la Camera non può restare composta da nominati. Con i grillini si può ragionare su collegi o doppie preferenze». Taglia corto Roberto Giachetti: «Grillo deve uscire da un angolo cieco, e usa tatticismi da prima Repubblica per tentare di mettere in difficoltà Renzi.
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