Renzi vende a Grillo il suo amico Genovese in carcere

Il deputato pd si costituisce dopo i 371 sì alla Camera. Berlusconi: "Siamo contrari, noi garantisti"

Francantonio Genovese arriva in auto al carcere di Messina
Francantonio Genovese arriva in auto al carcere di Messina

Roma - Psicodramma pre-elettorale a risultato scontato. L'aula della Camera, alla fine di una giornata convulsa, autorizza con 371 voti favorevoli e 39 contrari, l'arresto del deputato Pd Francantonio Genovese. La votazione si tiene a scrutinio palese. Il via libera arriva da Pd, M5S, Sel e Scelta Civica mentre Forza Italia e Ncd si schierano contro le manette, mentre Per l'Italia che lascia libertà di coscienza e i Socialisti fuori dall'aula. Il cortocircuito si scatena, naturalmente, dentro il Pd, messo alle strette da Beppe Grillo. I dubbi si rincorrono, si oscilla tra voto segreto e palese, si cerca di far scattare il rinvio a dopo le Europee, ci si interroga sulle conseguenze elettorali e sugli effetti del possibile assist a M5S che, non a caso, maramaldeggia per tutta la giornata, pubblicando più di un video in cui incalza e dileggia il partito di Renzi. Alla fine è lo stesso premier a mettere da parte i dubbi garantisti che tanti nutrono in merito a misure cautelari di cui si fatica a ravvisare l'utilità. «Basta, si vota oggi con scrutinio palese» è il messaggio del premier. Che twitta: «Il Pd crede che la legge sia uguale per tutti. E la applica, sempre. Anche quando si tratta dei propri deputati».

La linea viene decisa nei contatti notturni tra i vertici del Pd che scelgono di mettersi al riparo dal «rischiatutto» del voto segreto (il 20 luglio 2011 il Senato bocciò con questa modalità l'arresto di Alberto Tedesco, sempre del Pd). La giustificazione per promuovere il rinvio era la conversione del «decreto casa» in scadenza il 27 maggio, a rischio decadenza visto che la prossima settimana c'è lo stop dei lavori per la campagna elettorale. Ma una motivazione di questo tipo non avrebbe retto alla gogna grillina. «Se si chiede l'arresto c'è il rischio che la persona continui a delinquere, dobbiamo muoverci», è la richiesta di Luigi Di Maio di M5S. «Avete bisogno di un trofeo, di sangue che scorre» la replica del capogruppo democratico Roberto Speranza.

Il dibattito e il voto si trasformano nella consueta confusa bagarre, tra insulti e decibel in libertà. Alla fine sono 6 i deputati del Pd che votano no alla richiesta di arresto. Sono Maria Amato, Giuseppe Fioroni, Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Maria Gaetana Greco e Maria Tindara Gullo, vicina di banco di Genovese. L'intervento più toccante è, però, quello di Angelo Attaguile, del gruppo Lega e Autonomie, che ricorda la propria odissea vissuta nella stessa terra di Genovese. «La mia sofferenza è durata 20 anni. Sono stato assolto in quarto grado, con la revisione del processo. Ho subito la morte civile mentre il magistrato continua a giudicare. Oggi purtroppo stiamo assistendo a un film western». Tra le prime reazioni quelle di Beppe Grillo che su Facebook scrive: «Vinciamo noi! Li mandiamo a casa a uno a uno! Fuori Genovese dal Parlamento». Mentre Berlusconi dice che «i nostri deputati hanno votato contro l'arresto, noi siamo garantisti sempre e comunque». Nel Pd la presa di posizione pubblica (e in controtendenza) è quella di Beppe Fioroni: «Io voto contro l'arresto perché dopo aver letto le carte ritengo che ci siano gli estremi per un processo con rito immediato ma non quelli della custodia cautelare. A me la spettacolarizzazione non piace».

Esaurite le parole si passa ai fatti. Genovese, coinvolto in una inchiesta sui fondi regionali per la formazione, di osservanza renziana, non si vede alla Camera e non partecipa alla votazione.

In serata si reca nella sua abitazione messinese a salutare la famiglia, insieme all'avvocato e a un dirigente di polizia. Infine si costituisce, attorno alle 21, nel carcere di Gazzi. È la parola fine al match di giornata tra Pd e M5S.

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