RomaFa quasi tenerezza, a guardarlo in faccia mentre, interrogato in una scena degna di Lie to me, batte le palpebre e si impappina. Ma si può capirlo, passare così bruscamente dal pulpito dell'accusa allo sgabello dell'imputato è un bello choc.
È un Tonino Di Pietro del tutto inedito, quello che andrà in onda stasera a Report, la trasmissione di Milena Gabanelli su Rai 3. Un Di Pietro cui tocca difendersi alla meglio, inciampando nei «non ricordo» che non perdonava ai suoi imputati, da brutte storie che riemergono dal suo passato. La donazione della ereditiera Borletti, ad esempio: Di Pietro non ricorda a quanto ammontasse la cifra che la signora regalò a lui (e anche a Romano Prodi) nel lontano 1995, alla vigilia della loro comune scesa in campo. «Forse 500 milioni», butta lì. La giornalista Sabrina Giannini mostra documenti contabili: 954 e rotti milioni di lire, «una delle più ingenti donazioni ad uomini politici della storia repubblicana». E che ne ha fatto, l'uomo di Mani pulite? «Li ho usati per fare politica», giura. Ma in una memoria consegnata al Gip di Roma, lo stesso ex pm ha dichiarato nel 2010 di averli usati per l'acquisto di immobili, incalza la giornalista. Un tic nervoso gli contrae la guancia, Di Pietro corre ai ripari: «Certo, la parte che ho ricevuto a titolo personale l'ho usata per comprare immobili», due appartamenti in quel di Busto Arsizio, acquistati «a titolo personale». Peccato che, come dice pacioso Prodi in un'intervista parallela, quei soldi fossero destinati «non alla nostra bella faccia, ma alla politica».
Una storia già nota e già raccontata (anche dal Giornale), ma mai prima d'ora gli era toccato darne conto, davanti a una telecamera. D'altronde, in dieci anni, il suo partito ha incassato circa 100 milioni di euro, in buona parte gestiti «in famiglia» da lui, la moglie e la fida tesoriera Silvana Mura: solo dal 2009 gli altri esponenti del partito hanno potuto iniziare a ficcare il naso nei conti di Idv. E Report stavolta ha deciso di puntare i riflettori sul Grande Accusatore, e di cercare di capire perché, proprio nel partito-fucina della questione morale, siano potuti nascere, crescere e ingrassare a decine non solo gli Scilipoti e i De Gregorio, ma anche i Maruccio (l'ex assessore regionale del Lazio fino a ieri fidatissimo collaboratore di Di Pietro, accusato di essersi imboscato 780mila euro di «rimborsi») e i Paolo Nanni (il consigliere regionale dell'Emilia accusato di aver fatto sparire 450mila euro del gruppo e indagato per peculato). A proposito del quale spunta, sul sito Affari Italiani, un'altra perla dipietresca: in una trasmissione del 2009 un giovane militante di Idv chiedeva conto a Di Pietro delle dubbie imprese di Nanni, e l'ex pm insorgeva in sua difesa: «Sono molto orgoglioso di lui e me lo tengo stretto».
Ma stare dall'altra parte della barricata è dura, e a Di Pietro saltano presto i nervi. Non ci sta, l'ex pm, e si scaglia contro la giornalista poco compiacente: «Il servizio pubblico se la prende con noi per gli stuzzicadenti invece di pensare alle travi degli altri!», inveisce. Un classico.
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