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Da Repubblica a ri-pubblica Quanti copioni sul giornale chic

Non solo Saviano condannato in appello per plagio: anche Garimberti e Augias sono stati beccati a saccheggiare pagine altrui. Ma Repubblica li tratta da idoli

Da Repubblica a ri-pubblica Quanti copioni sul giornale chic

Ma è Repubblica o Ripubblica? Le prestigiose firme dell'autorevole quotidiano incappano con regolarità in spiacevoli episodi che mettono a repentaglio il prestigio delle firme e l'autorevolezza del quotidiano.
Insomma, manca un grado di giudizio, e dunque vedremo, tuttavia la sentenza d'appello che condanna Roberto Saviano, e il suo editore d'allora, la Mondadori, per plagio fa una certa impressione. La storia è vecchia, iniziò nel 2008. Alcuni passaggi del bestseller mondiale Gomorra sarebbero copiati da articoli pubblicati da testate locali come Cronache di Napoli e Corriere di Caserta. Il quotidiano Libero, a suo tempo, pubblicò fianco a fianco i passi «incriminati» e la presunta fonte. Chi volesse farsi un'idea precisa non ha che da fare un salto in emeroteca. I magistrati, per ora, se la sono fatta. Saviano ha replicato su Facebook: «Neanche due pagine su un totale di 331. Ricorrerò in Cassazione. Anche se si tratta dello 0,6% del mio libro non voglio che nulla mi leghi a questi giornali». In attesa del verdetto decisivo, Roberto dovrà sbrigare un'altra pratica. Lo skipper francese Jean Luc Capelle, un passato in Formula 1 con Alain Prost, lo ha denunciato per diffamazione, chiedendo anche il sequestro del libro ZeroZeroZero (Feltrinelli). In un capitolo si racconta la vicenda della imbarcazione Sheldan, affittata dall'inconsapevole Capelle (mai citato da Saviano) a clienti poi bloccati con un carico di droga.
A Corrado Augias è bastata una sola pagina su 270 per rovinarsi la reputazione presso chiunque abbia un minimo di rispetto per la cultura. Era il 2009. Disputa su Dio e dintorni (Mondadori), saggio vergato a quattro mani con Vito Mancuso, spopolava nella top ten. Saltò fuori, sul Foglio e su Libero, che le dotte conclusioni di Augias sull'esistenza del Padreterno, affidate alla pagina 246, erano uguali parola per parola all'apertura de La Creazione (Adelphi), opera di Edward O. Wilson, il più noto biologo vivente, considerato l'erede di Charles Darwin. In pratica la summa dell'Augias-pensiero in materia di fede non era farina del sacco di... Augias. Il confronto è comico. Augias copia e incolla senza citare la fonte nonostante il volume includa una bibliografia di 90 titoli. Per mascherare il «prestito» opera alcuni ritocchi esilaranti, inventariati da Miska Ruggeri su Libero. Un punto e virgola al posto di un punto. «Globo» invece di «Terra». «Lei e io» diventa «Io e Lei». «Non credo» sostituisce un secco «no». Ecco il commento di Vito Mancuso, estraneo alla vicenda poiché ogni autore curava la propria sezione: «Sono amareggiato, completamente sbalordito. Non so cosa dirà Augias ma il fatto è innegabile: le pagine sono sotto gli occhi di tutti» (intervista di Francesco Borgonovo, sempre su Libero).
Comunque Umberto Galimberti, autentico re del plagio, maestro della citazione mancata, virtuoso delle virgolette saltate, resta inarrivabile, come ha documentato Matteo Sacchi sul Giornale. Il professore ordinario di Filosofia morale è addirittura andato in cattedra presentando, tra gli altri, due libri (Invito al pensiero di Heidegger, Mursia e Gli equivoci dell'anima, Feltrinelli) in cui saccheggiava Guido Zingari e Salvatore Natoli. Conseguenze? Una sanzione dell'ateneo veneziano di Ca' Foscari senza ricadute pratiche. Galimberti però riusciva anche a ripescare i suoi vecchi articoli, usciti sul Sole 24 Ore, e farseli stampare, con qualche modesta modifica, da Repubblica (o Ripubblica). Mago del riciclo e anche dell'auto-riciclo. Conseguenze? Un breve esilio dal tempio dei radical chic.
Non c'era da stupirsi, quindi, quando l'anno scorso il corrispondente da Pechino, Giampaolo Visetti, fu accusato di aver clonato, nei suoi video-editoriali, gli articoli del collega Antonio Talia dell'agenzia Agi China. La storia fu raccontata dal quotidiano il Foglio. Visetti offrì una spiegazione: la fonte era sempre citata. Ma in fase di montaggio veniva purtroppo tagliata. Ogni volta.

Cose che capitano solo a Ripubblica.

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