Il repulisti antimafia all'Expo? Spazza via le aziende pulite

Il repulisti antimafia all'Expo? Spazza via le aziende pulite

MilanoÉ durato una settimana il repulisti nei cantieri dell'Expo, annunciato in pompa magna dai vertici dell'esposizione milanese del 2015, e immediatamente applaudito - in nome della trasparenza degli appalti e della lotta alle infiltrazioni mafiose - dal Comune, dalla Regione, dai sindacati, insomma un po' da tutti. Peccato che l'azienda repentinamente scacciata dai cantieri con la mafia non avesse niente a che fare. Il decreto dell'amministratore di Expo, Giuseppe Sala, è stato annullato ieri con un provvedimento d'urgenza dal Tar della Lombardia. Le ruspe, le pale gommate, gli escavatori che lunedì scorso avevano dovuto abbandonare precipitosamente i cantieri, dopodomani torneranno a lavorare. «Prima fuori di corsa, poi dentro di corsa», dice Dante Bussatori, il direttore generale dell'azienda espulsa e riammessa: con un filo di stress, ma anche un sacco di soddisfazione.
L'azienda che all'improvviso, venerdì scorso, si era ritrovata indicata al mondo come esempio flagrante della penetrazione degli affari sporchi nell'economia pulita si chiama Elios, sede a Piacenza, undici anni di esperienza nelle bonifiche e negli smaltimenti. Nei cantieri dell'Expo ci è arrivata non per appalto diretto, ma su scelta della Cmc, la coop rossa titolare di una fetta rilevante dei lavori: e con sè la Elios si era portata un raggruppamento di altre quattro imprese, tutte con la fedina penale pulita.
Invece, otto giorni fa arriva la mazzata: sulla base di una informativa della Direzione investigativa antimafia la Prefettura di Milano scrive ai vertici dell'Expo segnando la Elios. E Expo, senza perdere tempo, caccia Elios dai cantieri insieme alle sue quattro consociate. Motivazione: Elios è sotto inchiesta a Novara per smaltimento illecito di rifiuti nell'ambito dei lavori per il passante di Torino. Peccato che sia la quarta volta che l'azienda piacentina viene incriminata per questo reato qua e là per l'Italia, e che ogni volta sia stata assolta. «Con un automatismo assurdo e in barba a ogni presunzione di innocenza - aveva protestato Bussatori - ci viene inflitto un provvedimento che crea dei danni irreparabili all'azienda». Ma la sua voce era rimasta inascoltata, sommersa dagli applausi bipartisan suscitati dalla decisione di Expo. E la notizia era finita in prima pagina.
Ma la Elios non si era arresa: le pale meccaniche comprate per l'occasione erano rientrate a Piacenza, ma gli avvocati si erano rivolti al Tar chiedendo un provvedimento d'urgenza che annullasse l'ordinanza di Expo. Il provvedimento è arrivato ieri e non è indulgente nè con la Prefettura di Milano, autrice della segnalazione, nè con Expo che l'ha recepita acriticamente. I giudici amministrativi rimproverano al prefetto di avere segnalato notizie «che non sarebbero riconducibili al concetto di infiltrazione mafiosa» ma solo al codice dell'Ambiente, e per le quali non ci sarebbero i presupposti per fare partire una segnalazione come quella spiccata contro Elios.

Ai vertici di Expo invece il Tar contesta di avere preso per oro colato l'informativa del prefetto, rinunciando a valutarle autonomamente, e soprattutto di avere cacciato le aziende dai cantieri senza nemmeno dare loro la possibilità di difendersi. Cosa non si fa, a volte, in nome del politicamente corretto.

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