La ricetta di Mediobanca per difenderci dall'assalto di BeppeCosì le banche d'affari fanno i conti con l'instabilità politica

Milano La confusione sotto il cielo della politica può spaventare gli osservatori parlamentari, ma non certo le banche d'affari che hanno il dovere di presentare ai loro clienti le opportunità d'investimento anche durante le «tempeste» elettorali. L'instabilità accentuata dalla netta affermazione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo non intimorisce, perciò, gli analisti di Mediobanca Securities che hanno ridisegnato il portafoglio azionario italiano, tenendo conto della maggiore volatilità e dell'aumento dello spread.
Nella lista «long» (cioè dei titoli acquistabili perché dotati di potenziale rialzista) entrano Autogrill, Prysmian e Brembo. Il gruppo guidato da Gianmario Tondato è da tempo tra i «premiati» perché lo scorporo della divisione Travel & Retail (i duty free) può aiutare a produrre valore. La ex Pirelli Cavi è invece ben vista perché l'integrazione con Draka spinge i profitti (non a caso gli analisti di Equita ne avevano aumentato il peso in portafoglio proprio per l'esposizione ai mercati extra-Ue). Idem per l'azienda presieduta da Alberto Bombassei, i cui margini sono «salvaguardati» dalla presenza negli Stati Uniti e in Cina.
I bancari, invece, sono destinati a soffrire per Mediobanca. Unicredit esce dalla lista long, mentre in quella da shortare (ossia titoli da prendere in prestito per guadagnare sul ribasso vendendoli) entrano Generali, Intesa Sanpaolo e il Banco Popolare. La spiegazione si potrebbe definire quasi «pleonastica»: il ciclo economico è già di per sé recessivo e un Parlamento «imballato» potrà fare ben poco per evitare i programmati aumenti delle tasse (Iva e Tares). Un simile contesto non sorride al business e non lascia intravedere miglioramenti sul fronte delle «sofferenze», cioè sui prestiti che famiglie e imprese non riescono più a rimborsare agli istituti di credito.

L'ultima «mazzata» arriva dallo spread (atteso in aumento) giacché le banche italiane sono piene di Btp in portafoglio.
Dalle intemperie si salvano Mediolanum e Banca Generali. Per un semplice motivo: i titoli di Stato in pancia hanno una durata media di 1,5 anni e quindi sono meno rischiosi.