RomaGli emendamenti sul semipresidenzialismo targati Pdl ci sono e da oggi saranno discussi al Senato. Con la possibilità che si formi un asse con Lega e Fli che garantirebbe numeri sufficienti a farli passare, ma con una strada che resta comunque difficile e tutta in salita vista la netta contrarietà di Pd e Udc (che oggi potrebbero chiedere che il testo di riforma della Costituzione torni in commissione).
Allo stato, insomma, quel che è certo è che Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello hanno dato seguito a quanto annunciato la scorsa settimana da Angelino Alfano. E hanno messo nero su bianco lintenzione del Pdl di provare a portare avanti una riforma della Costituzione in senso semipresidenziale. Vanno in questa direzione, infatti, i sei emendamenti presentati ieri che prevedono lelezione diretta del presidente della Repubblica (con la durata del mandato che scende a cinque anni con la possibilità di essere rieletto una sola volta) che avrebbe il compito, salvo delega al primo ministro, di presiedere il Consiglio dei ministri (ma non più il Csm). Strada in salita, si diceva, perché se cè la disponibilità del Fli a votarli, la Lega avrebbe invece chiesto come contropartita il Senato federale, rendendo ancora più complessa una partita niente affatto semplice vista (almeno al momento) la netta contrarietà del Pd. Se infatti tra i democratici cè chi guarda con interesse agli emendamenti di Gasparri e Quagliariello (anche in chiave doppio turno), la posizione ufficiale del gruppo al momento non lascia margini di manovra. Anche se il timore che alla fine Pdl e Lega possano trovare unintesa inizia da ieri a serpeggiare allinterno del Pd che tutto vuole fuorché ritrovarsi a dover «inseguire» un eventuale voto favorevole del Senato.
Tra laltro, a lanciare un appello affinché si approvino al più presto le riforme ieri sono stati sia Gianfranco Fini che Renato Schifani. «Occorre avere senso di responsabilità e il coraggio delle proprie idee, ma anche la trasparenza e il coraggio delle decisioni. Sulle riforme costituzionali, sulla legge elettorale, sulla riforma del lavoro - ha detto il presidente del Senato - occorre decidere e non dare sensazione a chi fa antipolitica di un Paese immobile: altrimenti consegneremmo veramente il Paese allantipolitica».
Ma per il Pdl ieri non è stato solo il giorno dellaccelerazione sul fronte riforme visto che, come spesso accade da qualche tempo, a via dellUmiltà si è registrata un po di agitazione per luscita di Vittorio Sgarbi che ha annunciato per 14 luglio la nascita del suo Partito della rivoluzione, una lista civica da affiancare al Pdl. Secondo molti, unaccelerazione dopo che lufficio di presidenza della scorsa settimana aveva in qualche modo congelato la querelle su spacchettamenti eventuali e liste civiche (anche perché Sgarbi parla esplicitamente di «arrabbiati del Pdl», dicendo in chiaro che è su quellelettorato che punta). Il primo a intervenire, di buon mattino, è Osvaldo Napoli, uno che solitamente non parla a caso. «I partiti non si compattano e spacchettano con uno schiocco delle dita - dice il vicecapogruppo alla Camera - e temo che il fiorire di proposte le più stravaganti stia facendo crescere la confusione laddove bisognerebbe portare chiarezza». E come lui la pensano in molti a via dellUmiltà, dove si inizia a temere che la strada che dovrà portare alle primarie del Pdl non sia così in discesa.
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