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IL RILANCIO DEL PDL Angelino doma i giovani "Sarò il talent scout"

Il segretario convince la platea dei formattatori: "Non ho paura di voi, costruiamo insieme il futuro". E invita Cattaneo a far parte del suo staff

IL RILANCIO DEL PDL Angelino doma i giovani  "Sarò il talent scout"

La formattazione 2.0 finisce con una standing ovation old style per Angelino Alfano, simbolo di quel Pdl che i giovani riuniti qui a Pavia vorrebbero rinnovare a colpi di tweet e facce nuove. Sul web rimbalza l’hashtag: «Fare la rivoluzione coi carabinieri». Ma gli organizzatori si battono il cinque. Perché in questa chiesa sconsacrata dal simbolico nome dell’Annunciata, strappano due promesse che erano le loro premesse: abolire il listino bloccato dalla legge elettorale dei nominati, e scegliere i candidati con le primarie. Il segretario ha detto sì. E da qui, il neonato movimento esce con un leader, Alessandro Cattaneo, che governa Pavia e a 32 anni è il sindaco Pdl più giovane d’Italia.

Lui ai giornalisti lo aveva detto subito: «Non vi daremo il nome del nemico, non ci interessa chiedere teste». È stato lo stesso Angelino a incoronarlo, invitandolo a far parte del suo staff, quella squadra di volti nuovi che la platea gli ha chiesto a gran voce: «Sei come Mourinho, devi farti una squadra e devi pescare da qui per farla», l’ha esortato Andrea Di Sorte. «Sei un parac...» gli ha sussurrato Alfano, ma poi ha annunciato: «Farò il talent scout, dalla settimana prossima girerò l’Italia fra chi, come voi, mettendoci la faccia e prendendo voti ha già vinto». Cattaneo ha risposto da duro: «Non mi interessano le patacche». Nella segreteria del leader però ci andrà, «e se non ci va se la vedrà con noi - avverte Piero Tatafiore - perché attraverso di lui controlleremo che le promesse vengano mantenute».

Confesserà infatti subito dopo la kermesse Giorgio Silli, assessore all’Immigrazione di Prato, che «Alfano si era già impegnato nel luglio scorso...». È stato il più votato nella storia della città, Silli, lo chiamano il sindaco di Pechino per l’over quota di cinesi in quella zona. Le dice chiare come spesso i toscani: Berlusconi? «Necessario ma non più sufficiente». Le prime linee del partito? «Come gli attori, non si fanno da parte quando sono al top, aspettano il declino». Come si cambia per non morire? «Se ti vai a confessare, devi prima ammettere di aver peccato, o non avrai l'assoluzione». Ed è questo che i formattatori chiedono ai parlamentari che hanno invitato: un mea culpa e risposte alle centinaia di tweet che arrivano in tempo reale, tanto che l’hashtag per tutto il pomeriggio è il più cliccato in Italia.

Per Gelmini, Corsaro, Lorenzin, Valducci, Crosetto e Calabria non c’è palco: restano in platea, come in fila a prendere schiaffi. Fuori gli ex An della Giovane Italia protestano perché non sono stati invitati: «Avete chiamato solo i vostri padrini». La risposta la dice lunga sulla nuova era: «È venuto chi ha aderito, la Rete non prevede inviti».

Poi arriva Alfano: «Volevo vedervi in faccia. Non ho paura di voi: formattare è meglio di rottamare, vuol dire che pensate al futuro». I più coraggiosi sono i blogger. Federica Di Benedetto di «VivendolaPuglia»: «Avevate annunciato una proposta rivoluzionaria, invece la conferenza stampa sul presidenzialismo era vecchia». Poi tocca a Diego Destro di «Daw»: «Mi aspetto che lei si dimetta». Ma la platea lo fischia, e applaude il segretario quando dice: «Sul suo blog c’è scritto: un punto di vista diverso. Ecco, io ho un punto di vista diverso dal suo».

Del resto sì, quest’assemblea pareva un po’ quelle partecipate della sinistra che fu. Ma loro sono pur sempre i moderati, in giacca e cravatta o sul tacco 12, e così alla fine Silli diceva: «Avremmo potuto picchiare di più, ma la rivoluzione non la fai in un giorno, e per oggi abbiamo vinto». Via con Nuntereggaepiù di Rino Gaetano, colonna sonora di tutto il giorno, e con i 10 tweet per le proposte.

Il muro non è caduto, ma non è più di gomma.

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