Per tutta la giornata di ieri si è combattuta una delicata battaglia diplomatica sul bilancio europeo. Si tratta di circa 140 miliardi di euro l'anno che vengono raccattati dai ventisette Paesi membri e restituiti secondo complicate alchimie. All'interno della complessa trattativa, o se preferite durante il mercato delle vacche, è spuntata una proposta choc: bloccare gli aiuti a favore delle zone terremotate dell'Emilia Romagna. La minaccia sembra destinata a rientrare. Ma la vicenda è significativa per vari aspetti.
1. Dal 2000 a oggi l'Italia ha fornito più risorse all'Europa di quante ne abbia ottenute. Secondo i dati della Commissione in dieci anni abbiamo registrato un saldo per noi negativo di 25 miliardi. Per la Ragioneria il valore arriva a 40 miliardi. E nei prossimi cinque anni daremo alla Ue 25 miliardi in più di quanto incasseremo. Insomma siamo contributori netti del bilancio europeo. Siamo oggi ritenuti ricchi e come tali dobbiamo contribuire al miglioramento dei Paesi più poveri (in primis Polonia, regina dei contributi). L'impalcatura finanziaria europea è assurda. Di questa assurdità abbiamo goduto nel passato, ma con un club ridotto di membri. Oggi ne siamo vittime. E proprio nel momento in cui si chiede una maggiore integrazione continentale, lo spot dell'Emilia sembra mal congegnato.
2. La discussione del bilancio pluriennale e delle manovre annuali, segue sempre un copione sbilenco. Aver gettato sul piatto la ridicola pretesa di non contribuire con il fondo di solidarietà al terremoto emiliano, avrà conseguenze anche se dovesse rivelarsi un bluff. È una partita a scacchi, o se preferite, a risiko. Io ti do ciò che ti è dovuto, cioè l'Emilia, ma tu non puoi certo pretendere che ti segua nelle richieste sulla politica agricola comune. Insomma la boutade di ieri in un caso o nell'altro avrà un costo.
3. In Italia ci affanniamo a parlare di spending review e tagli. Come è giusto che sia. Ma è normale che il 6 per cento del bilancio comunitario se ne vada solo per la sua amministrazione? Insomma noi diamo i soldi all'Europa, lei a caro prezzo li amministra, e poi ce ne ridà indietro una parte.
Il fallimento politico dell'Europa è un disastro che gli eurocrati fanno di tutto per alimentare. E la minaccia di ieri rischia di costarci di più dei sorrisini complici di Merkel e Sarkozy.
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