Roma - Una «piccola» dimenticanza, che si tramanda di bozza in bozza, potrebbe costare caro a cinque milioni di famiglie. Nella legge di stabilità - o meglio le versioni provvisorie che ancora circolano - si prevede la nuova tassa di servizio, la Tasi, colpisca anche molti contribuenti che non pagavano l'Imu nel 2012. Sono 4,9 milioni, ha calcolato Il Sole 24 Ore che erano esentati grazie alle detrazioni da 200 euro previste dalla vecchia imposta.
La Tasi, si applica agli stessi contribuenti dell'Imu, ma non c'è la detrazione. Quindi, paradossalmente, la tassa nata per essere più progressiva o addirittura per escludere del tutto i proprietari di abitazione principale, rischia di colpire proprio i più deboli.
Conferma la Cgia di Mestre, che ha preso in esame le diverse tipologie di abitazioni ed è arrivata alla conclusione che la Tasi sulle abitazioni popolari sarà più cara rispetto all'Imu sulla prima casa pagata nel 2012.
«Se questa situazione dovesse trovare conferma dalla versione ufficiale del provvedimento - dichiara il segretario Giuseppe Bortolussi - chiediamo alla politica di intervenire per correggere il tiro. Sarebbe una vera e propria beffa se fossimo costretti a rimpiangere l'Imu». Silenzio dalle associazioni di categoria che preferiscono non commentare le indiscrezioni. Anche perché c'è la speranza che quella delle bozze sia veramente solo una dimenticanza.
Ieri il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ha garantito che i contribuenti non pagheranno di più. Questo «per due ragioni: primo perché è stato stabilito un tetto per i Comuni del 2,5 per mille, mentre oggi è al 6 per mille, e secondo abbiamo messo a disposizione un miliardo che serve proprio a ridurre queste tasse». Il problema è che il tetto vale solo per il 2014, quindi a partire dal 2015 potrebbe essere superato.
Senza contare che, ha osservato ieri Daniele Capezzone del Pdl, «l'aliquota minima dell'1 per mille tornerebbe ad essere aggiuntiva a quella massima prevista per l'Imu sugli immobili diversi dall'abitazione principale».
Intanto si riduce il beneficio sui redditi, stimato intorno ai 14 euro, ma che potrebbe essere della metà: 7 euro al mese. Ieri la Uil ha calcolato che se si dovesse verificare il taglio orizzontale delle detrazioni fiscali, ci sarebbe un aggravio di 32,20 euro a contribuente all'anno. Una penalizzazione che riduce il mini beneficio del taglio dei cuneo fiscale, che dovrebbe essere intorno ai 90 euro all'anno.
L'ultima bozza prevede che la rimodulazione delle spese detraibili porterà 500 milioni di euro. Una riorganizzazione che colpirà alcune delle più popolari detrazioni - ha osservato ieri il servizio politiche fiscali della Uil - dagli interessi passivi sui mutui alle spese sanitarie per la parte che eccede i 129,11 euro, le spese veterinarie quelle funebri; da quelle per frequenza di corsi di istruzione secondaria alle erogazioni liberali; dalle spese per servizi di interpretariato ai canoni di locazione concordati.
«L'intervento - ha osservato il segretario confederale della Uil Domenico Proietti - riduce ulteriormente i già insignificanti effetti dei provvedimenti di riduzione delle tasse sul lavoro dipendente».
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