Politica

Per rispettare i diktat dell'Ue il governo non abolisce l'Imu

Saccomanni non abolisce totalmente la seconda rata per non sforare il tetto del 3% del deficit/pil imposto da Bruxelles

Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni

Lunedì prossimo inizierà quello che il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, non fatica a bollare come il mese della vergogna. Si andrà avanti fino al 16 gennaio, quando il governo Letta chiuderà il capitolo sull'Imu. Il brutto pasticcio sulla mancata abolizione dell'imposta sulla casa inaugurerà l'anno nuovo con una stangata su oltre 10 milioni abitazioni i cui proprietari saranno costretti a pagare parte dell'Imu 2013, nonostante le reiterate promesse spese dal premier Enrico Letta e dal vicepremier Angelino Alfano. Il tutto perché il governo non ha avuto il coraggio di sforare i vincoli imposti dall'Unione europea. "Il 2013 si chiude davvero male sul piano della tassazione immobiliare - tuona Capezzone - il 2014 si aprirà ancora peggio, visto che la tassa sull’abitazione principale ritorna sotto altro nome e in maniera addirittura più incisiva e gravosa".

Nel corso dell’audizione in Commissione Finanze del Senato, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ha fatto sapere che il governo non ha abolito totalmente la seconda rata dell’Imu per non sforare il tetto del 3% del rapporto deficit/pil. "Per finanziare un completo sgravio sarebbe stato necessario reperire risorse aggiuntive da contabilizzare nel 2013 al fine di mantenere il disavanzo entro la soglia del 3% del pil", ha spiegato facendo presente che la scadenza per il versamento è stata fissata il più tardi possibile, "compatibilmente con la necessità di contabilizzare le entrate nel 2013". Ricordando che l'indebitamento netto deve restare entro la soglia imposta da Bruxelles, Saccomanni ha fatto presente alle Camere che il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio e il peso del debito deve ridursi: "Raggiungere questi risultati è interesse priroitario del nostro Paese". Insomma, il governo preferisce colpire i contribuenti pur di non scontentare l'Unione europea. Non ha rispettando gli impegni presi, la soluzione adottata dal governo per evitare l’integrale compensazione delle risorse a carico del bilancio statale è un pasticcio che va a colpire oltre 10 milioni di contribuenti.

"Ci possono essere anche atteggiamenti discutibili da parte degli amministratori, come chi ha aumentato all’ultimo momento l’aliquota - ha commentato Alessandro Cosimi dell'Anci - ma le grandi città lo hanno fatto per necessità e ad alcuni si è chiesto di portare le aliquote al massimo".

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