Conclave

Riti antichi e iPad Così attende il popolo di piazza San Pietro

Il mistero delle lente liturgie non ha perso il proprio fascino nel mondo iper-tecnologico. E i fedeli si sentono vicini ai 115 principi della Chiesa

Uno scrosciante applauso ha interrotto il cardinale Angelo Sodano che, con voce possente, nonostante gli 85 anni, all'inizio dell'omelìa aveva ribadito «profonda gratitudine» all'«amato e venerato» Benedetto XVI «per il luminoso pontificato». Un applauso lungo quanto spontaneo, che ha infranto la sacralità della messa «Pro eligendo romano Pontifice», officiata dal decano e concelebrata da tutti i cardinali del Sacro collegio. Un rito poderoso e dolce nello stesso tempo, punteggiato di canti gregoriani che diffondono un sentimento di serenità.

È una giornata di apparenti contrasti quella che ieri ha portato i cardinali elettori dentro la Cappella Sistina per l'elezione del 266° Pontefice della Chiesa cattolica. Il contrasto di una giornata cominciata sotto un cielo terso poi oscuratosi di nuvole e pioggia. Il contrasto apparente di una folla giovane e multilingue che prega in latino. Il paradosso di un'istituzione globale, ma non globalizzata, che continua a tramandare liturgie lente nell'epoca della tecnologia. Il contrasto tra 115 principi della Chiesa vestiti con paramenti fiammanti e un popolo di fedeli che sta lì a guardarli sotto gli ombrelli. C'è qualcosa di misterioso in tutto questo. Qualcosa di non interamente spiegabile con gli strumenti abituali dei media e della politica. E chissà, magari è proprio questa misteriosità a incuriosire i 5600 giornalisti arrivati qui per raccontare la ricerca del nuovo Capo della Chiesa.

La lunga coda dei fedeli in attesa taglia a metà la piazza da un lato all'altro del colonnato del Bernini. È una coda silente e disciplinata. Quattro maxischermi ai lati della basilica rimandano le immagini della chiesa che va riempiendosi. Rispetto ai giorni scorsi c'è una partecipazione diversa.

Il nuovo Papa si avvicina. Magari è già stato individuato. La gente è qui, in attesa di un evento universale. La scelta del successore di Pietro riguarda la Chiesa. Ma riguarda le sorti del cristianesimo nel mondo. Stasera ci sarà la prima fumata da lassù, dal tetto della Cappella Sistina. «Spero che sia un uomo vicino ai poveri», auspica Massimo, un laico di 64 anni vestito con un sacco di iuta e a piedi scalzi. È arrivato in treno da Assisi e ora prega in ginocchio. «Dio resiste ai superbi e fa grazia agli umili. Vorrei che il prossimo Papa continuasse la testimonianza di san Francesco». La gente qualsiasi si tiene lontana dai pronostici e dalle divisioni in schieramenti che riempiono i giornali. Aspetta fiduciosa l'habemus papam. E va dritta al cuore dei «bisogni della Chiesa che deve testimoniare Cristo nel mondo», come dice Nabil, un seminarista della Propaganda Fide originario del Sudan: «Non è importante sapere da dove arrivi il nuovo Papa, se dall'Africa, dall'America, o dall'Europa. La Chiesa è universale».

La navata centrale di san Pietro trabocca di una folla internazionalissima. Volti orientali, neri, nordeuropei, latini. Internazionalissima è anche la messa, celebrata in latino, le letture declamate in inglese e spagnolo, le preghiere dei fedeli in francese, swahili, portoghese, malayano, tedesco.

L'orizzonte del mondo è qui dentro. Durante la predica, dopo l'applauso che l'ha interrotta, un tuono prolungato segnala che su Roma il tempo è cambiato e fa tornare alla mente il fulmine caduto sulla cupola nel giorno della rinuncia di Ratzinger. Dopo la benedizione i cardinali scendono dall'altare in processione. I fedeli salgono sulle sedie per filmarli con telefonini, ipad, videocamere digitali.

Dopo la celebrazione i porporati sciamano sotto la pioggia verso la Domus Santa Marta per prepararsi all'ingresso nella Cappella Sistina dove, davanti al Giudizio Universale di Michelangelo, pronunceranno la formula del giuramento: «Prometto, mi obbligo e giuro...». Quando tocca al cardinale di Boston, il cappuccino Sean Patrick O'Malley, tra i giornalisti in sala stampa c'è chi applaude. I riti che portano alla prima votazione proseguono minuziosi fino all'«extra omnes» pronunciato dal maestro delle celebrazioni pontificie. Si chiude il portone. Comincia il Conclave.

La piazza torna a riempirsi.

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