Rizzoli in carcere Ora anche il Pd grida alla barbarie

Il deputato Verini porterà la vicenda alla Camera: "Caso abnorme che sembra ispirato dalla vendetta"

Rizzoli in carcere Ora anche il Pd grida alla barbarie

Roma - Il caso è «abnorme», disumano, ispirato, sembra, alla «vendetta» e non alla giustizia. È ora il Pd, con un atto formale, un intervento nell'aula della Camera, a portare l'attenzione sulle condizioni di Angelo Rizzoli, ancora agli arresti da oltre un mese nonostante la sua situazione clinica gravissima. La storia è stata raccontata in più di un'occasione da Il Giornale, l'ultima ieri. E proprio ieri il deputato democratico Walter Verini ha chiesto di prendere la parola al termine delle votazioni a Montecitorio per eleggere vicepresidenti e questori. Per denunciare il caso «abnorme - spiega al Giornale - di un signore che in quelle condizione di salute non può essere mandato agli arresti domiciliari».

Rizzoli era stato arrestato il 14 febbraio con l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale di quattro società controllate, nella sua attività di produttore televisivo. Da quando aveva 18 anni soffre di sclerosi a placche, e ora le complicanze si chiamano diabete, pancreatite, cardiopatia e ipertensione arteriosa. Fino a prima dell'arresto poteva camminare soltanto con l'aiuto di un bastone. Ma in carcere gli è stato sequestrato. Ora si trova nel reparto protetto dell'ospedale Pertini, un enclave del carcere di Rebibbia. Il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta dei domiciliari, definendo le sue condizioni di salute «compatibili con il carcere».
«Ho il massimo rispetto della magistratura - chiarisce Verini - ma l'applicazione della legge non deve essere cieca. Chiederò al presidente della Camera di cogliere quest'appello e di portare in tutte le sedi questi sentimenti». Sentimenti ora condivisi quindi da tutte le forze politiche. «Le carceri siano luoghi di recupero e umanità, non di vendetta. Denunciamo questo caso, ma così in Italia ce ne sono altri cento e mille».
Mercoledì è andato a visitare Rizzoli al Pertini il deputato del Pd Ivan Scalfarotto. «A me non pare - racconta - in tutta coscienza, che la situazione sia sostenibile ancora molto a lungo».

Il Pdl ha proseguito anche ieri la sua battaglia per l'assegnazione a Rizzoli dei domiciliari, avviata già da diverse settimane. «Credo che i vertici delle nostre istituzioni democratiche - chiarisce Sandro Bondi - dovrebbero informarsi e verificare la legittimità delle motivazioni che hanno spinto alcuni magistrati» a confermare il carcere per il produttore. Una giustizia «disumana è una giustizia che contraddice e nega i fondamenti di verità e di moralità che sono a fondamento della giustizia stessa». «Mi domando - gli fa eco Fabrizio Cicchitto - come mai, nel terzo millennio, in un Paese che fa parte dell'Europa come l'Italia sia ancora possibile mantenere un uomo in detenzione negandogli la possibilità di curarsi».
Rizzoli, ha ricordato ancora Verini alla Camera, soffre anche di una «grave insufficienza renale prossima alla dialisi». Il detenuto «ha un nome famoso e importante: Angelo Rizzoli. Ma non parliamo di un nome.

Parliamo di un uomo gravemente malato. L'impressione è quella di un accanimento immotivato e privo di umanità». Il produttore «giace nello stesso letto dove morì Stefano Cucchi, uno dei casi più terribili e inquietanti del'inferno carceri in Italia».

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