MilanoRuby is back, Ruby è tornata. E questa simpatica e sgamatissima ventenne, cui il caso ha messo nelle mani un pezzo del destino di una nazione, tra meno di quarantott'ore dovrà - volente o nolente - andare a sedersi sulla sedia dei testimoni del processo che porta il suo nome. Non c'è più l'oceano Atlantico a separarla dalla grinta di Ilda Boccassini. La fuga-vacanza precipitosamente decisa a metà del mese scorso, alla vigilia del suo interrogatorio fissato per il 10 dicembre, è finita. Il rientro in Italia era stato annunciato per questa mattina. Invece Ruby ha deciso di anticipare i tempi, anche per evitare di trovarsi le telecamere ai gates di Malpensa. È tornata in Italia giovedì scorso, insieme al suo compagno Luca Risso e alla piccola Sofia. Abbronzata e distesa, dopo più di un mese di spiagge messicane, e - in apparenza - olimpicamente indifferente a quel che l'attende nell'aula del tribunale milanese dove si processa Silvio Berlusconi per concussione e per prostituzione minorile: ovvero per avere avuto contatti ravvicinati e non del tutto gratuiti con lei, Karima el Mahroug.
In aula, oltretutto, Ruby non dovrà vedersela solo con la Boccassini. Il presidente del tribunale, Giulia Turri, è arrabbiata per la disinvoltura con cui la ragazza è sparita dalla circolazione in dicembre, nonostante le fosse già stata notificata la citazione a presentarsi in aula come teste. Così è facile immaginare che Ruby verrà chiamata a rispondere, prima ancora che delle sue presenze ad Arcore, del perché, del per come e del quibus auxiliis del suo repentino viaggio di famiglia in America. Sullo sfondo c'è il sospetto dei magistrati che l'allontanamento della presunta vittima sia stata una sordida manovra dell'imputato o di ambienti a lui vicini per rinviare il giorno della resa dei conti, facendo slittare il verdetto oltre le elezioni del 24 febbraio.
Manovra - vera o immaginaria che sia - destinata comunque al fallimento. L'interrogatorio di Ruby potrà occupare al massimo due udienze: 14 e 21 gennaio. Il 28 la Procura potrà pronunciare la sua requisitoria. Il 4 e l'11 febbraio parlerebbero i difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. E la sentenza potrebbe arrivare l'11 stesso, o al più tardi il 18, a meno di una settimana dall'apertura dei seggi elettorali. Certo, nel caso - tutt'altro che inverosimile - di una assoluzione, la sentenza diverrebbe per Berlusconi un superspot planetario. Ma se invece - come lo stesso Cavaliere ha spesso dato per scontato - arrivasse una stangata, che impatto avrebbe sul voto?
Nel dubbio, i legali del Cavaliere stanno valutando una mossa già sperimentata in altre occasioni analoghe: la richiesta di una moratoria elettorale dei processi in corso a Milano a carico di Berlusconi, basata sia su motivi di opportunità, per non interferire con il voto, sia sugli impedimenti dell'imputato e fors'anche dei suoi difensori, impegnati nella campagna per le Politiche. Una decisione in questo senso ancora non c'è, e Berlusconi non scioglierà il nodo prima di lunedì mattina.
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