Sì, la nostra scuola va modernizzata (ma con giudizio...)

di Giorgio Israel

Opporsi all'introduzione della pagella elettronica, delle iscrizioni e dei registri scolastici on-line sarebbe di un conservatorismo al limite del luddismo, e poco intelligente. Eliminare tonnellate di carta destinate all'archiviazione è un fatto altamente positivo, e non si dovrebbero spendere parole per dimostrarlo. Le perplessità nascono dal punto di vista pratico, poiché il provvedimento prevede che all'attuazione «si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», ovvero con le attrezzature informatiche già presenti nelle scuole. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere, soprattutto per gli insegnanti che, non disponendo di un computer in ogni aula, dovranno prendere appunti cartacei e poi, a fine giornata, riportarli sul terminale d'istituto. Siamo alle solite rivoluzioni con i fichi secchi.
Tuttavia, altre perplessità sono sorte circa i propositi con cui è stata sostenuta l'iniziativa, e cioè di cambiare le «forme tradizionali» dei rapporti tra scuole e famiglie. È vero che il titolo del progetto - «Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie» - è un misto di ignoranza e arroganza. Ignoranza, perché qui non si dematerializza nulla - anche le registrazioni su dischi rigidi sono materiali - bensì s'informatizza. Arroganza, perché emerge il solito stile ideologico di un ministero che non si accontenta di amministrare ma vuole cambiare il mondo. Bastava dire: «Semplificare, con l'informatica, le comunicazioni tra i soggetti dell'istruzione». No, si pretende addirittura di «dematerializzare» i loro rapporti…
Si capisce allora che da più parti - per esempio da Maria Pia Veladiano su Repubblica - vi sia stata una levata di scudi, sostenendo che più avanza la tecnologia più occorre preservare la materialità dei rapporti, quel momento fondamentale che è la relazione umana e fisica tra insegnante e studente, e stimolare il rapporto diretto con le famiglie. Se però si condanna il registro elettronico come un'«illusione educativa», va detto che sarebbe stato meglio svegliarsi prima di fronte alle insidie derivanti dalla mitologia dell'informatica. Come insegnante di matematica considero un gran progresso poter mostrare una figura geometrica tracciata da un software su uno schermo anziché malamente col gesso alla lavagna. Purché l'insegnante non sia messo da parte e gli strumenti informatici (computer o LIM) non siano visti come mezzi per trasmettere materiali didattici preparati altrove (del genere «pillole del sapere», tanto per capirsi) che possono essere proiettati premendo un pulsante, salvo poi essere commentati dall'insegnante, se gli va. Questa sì che è una grave dematerializzazione (o dissoluzione) del rapporto tra allievo e insegnante, ridotto quest'ultimo a «facilitatore» o agente passivo della programmazione ministeriale. È un disegno in atto (basti pensare ai programmi di editoria digitale, videogiochi a scuola, ecc.) che, oltre a distruggere il rapporto insegnante-allievo, crea una complicità tra un'amministrazione dirigista e pervasiva e gli insegnanti meno attivi e capaci.

Salvo poi avere il coraggio di parlare di meritocrazia.
Sarebbe meglio denunciare questi rischi gravi inerenti all'ossessione informatica sul terreno propriamente didattico, invece di prendersela col registro on-line o con la pagella informatica.

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