«Adesso serve un dialogo vero con la Procura perchè altrimenti Milano resta in uno stallo. Purtroppo quello che vedo è che i pm continuano ad andare avanti senza molto tener conto del fatto che il sistema giudicante non accoglie in parte significativa la loro linea e me ne dispiace. Quello che serve è parlarsi, noi abbiamo dimostrato in questi mesi di non essere sordi ai richiami, anzi abbiamo preso iniziative tali da dimostrare buona volontà e correggere alcune azioni, però in questo momento, per il bene di Milano, non possiamo continuare a un confronto tra sordi». Il sindaco Beppe Sala ieri a Bologna per l'Assemblea Anci commenta a caldo la decisione della Cassazione che ha dichiarato «inammissibile» il ricorso dei pm contro le ordinanze con cui il Tribunale del Riesame a metà agosto aveva annullato gli arresti domiciliari del fondatore di Coima Manfredi Catella, dell'architetto e membro della Commissione Paesaggio del Comune Alessandro Scandurra e del costruttore Andrea Bezziccheri, l'unico finito allora in carcere, ma ha annullato pure le misure interdittive per l'ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi che si è dimesso a fine luglio, per l'ex presidente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e per il manager e socio della J+S spa Federico Pella. Azzerate tutte le misure. Eppure ancora due giorni fa, alla mole dei fascicoli aperti negli ultimi due anni si è aggiunto il sequestro, con decreto d'urgenza, di un cantiere in viale Papiniano 48. L'ipotesi della Procura di Milano è sempre la stessa: si costruiscono nuovi palazzi demolendo i vecchi e ottenendo l'autorizzazione con una Scia per «ristrutturazione» mentre si tratta di una costruzione. Sala tra le righe ricorda le nuove linee di indirizzo avviate mesi per adeguarsi alle obiezioni dei pm o le regole più restrittive per i membri della Commissione Paesaggio fino alle «misure correttive per interventi oggetto di procedure penali» approvate ieri dalla giunta per sbloccare i cantieri che sono o rischiano di finire sotto inchieste e sequestro. É una delle misure valutate al tavolo aperto dal prefetto Claudio Sgaraglia con sindaco e associazione delle Famiglie Sospese, Greenstone è tra i primi costruttori disposti a seguire l'iter, per il progetto di via Lepontina chiederà revoca della Scia, avvio del piano attuativo che comporta anche maggiori oneri e dopo il via libera del Comune chiederà il dissequestro. Anche se il pallino alla fine resta in mano ai pm, si torna da capo. «La Cassazione smentisce l'orientamento dei pm - sottolinea Sala -. Serve un dialogo vero con la Procura, io sono più che disponibile a sedermi a un tavolo per capire cosa si può fare per uscire da una questione che ha portato a uno stallo. Ci sta molto a cuore il destino delle famiglie» che hanno acquistato case in cui non possono entrare, «anche e soprattutto da questo punto di vista è difficile uscirne senza un tavolo che coinvolga la Procura. Noi ci abbiamo provato ma mi pare che a questo momento non manifesti disponibilità. Sarebbe felice di partecipare anche il Tribunale, certamente il Comune». Sala ha ribadito poi che il Salva Milano «è morto e defunto, ma la necessità di una legge nazionale sull'urbanistica c'è e se no in questa situazione cadranno altre città. Bologna lo sta già sperimentando. Su questo però deve lavorare il Parlamento».
Il ceo di Coima Manfredi Catella ieri con una lettera ha «tempestivamente aggiornato» gli stakehoder sulla sentenza positiva della Cassazione che ha «confermato la legittimità del provvedimento del Riesame» e «ha definitivamente rigettato il ricorso della Procura confermando l'infondatezza dell'impianto accusatorio». Puntualizza che dal 16 luglio, data di notifica delle accuse, al 12 novembre, udienza della Corte Suprema, «in 120 giorni undici giudici, oltre alla stessa Procura Generale di Stato, hanno radicato la nostra estraneità a quanto contestatoci». E Tancredi, che è anche dirigente comunale ed era sospeso dall'incarico, si dice «contento e molto emozionato per la decisione.
Restituita in parte la dignità di cui sono stato privato in questi mesi, compensato in parte il grande dolore, e riprendo fiducia in una istituzione in cui ho sempre creduto, la Giustizia italiana. Ora mi metto a disposizione del Comune per ritornare ad un'attività di lavoro».