Economia

Salasso da Comuni e Regioni È boom di tasse locali: +500%

Dal 1992 impennata delle imposte decentrate. Ma dove si paga di più l'inefficienza è maggiore. È il declino del federalismo amministrativo

Salasso da Comuni e Regioni È boom di tasse locali: +500%

Roma - Che cosa ha portato finora ai contribuenti il federalismo fiscale? Per il momento un aumento delle imposte locali del 500%, dal 1992 a oggi. E mentre le imposte comunali e regionali continuavano a lievitare, cresceva a dismisura anche la spesa corrente delle amministrazioni locali: dai 98 miliardi e mezzo del '92 si è passati a quasi 205 miliardi di euro, con un incremento del 126,5%.

Cifre impressionanti quelle della ricerca commissionata al Cer (il Centro europa ricerche) dalla Confcommercio. Dati che dimostrano un fatto: il processo di decentramento non ha portato risparmi di spesa né ha reso più efficiente la macchina amministrativa. Ha semplicemente duplicato prelievo fiscale e spesa corrente.

Le Regioni dove famiglie e imprese pagano di più sono anche le più inefficienti. La pressione fiscale locale record è nel Lazio, seguito dalla Campania, dall'Abruzzo, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalla Sicilia. Campania e Lazio hanno una pressione derivante da addizionali Irpef e Irap (non si considera l'Imu) circa doppia rispetto alle Regioni più virtuose, il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta. L'incidenza sul reddito delle addizionali Irpef a Catanzaro è del 2,83%, a Bolzano dell'1,10%. I poveri hanno peggiori servizi e pagano di più. Un bel risultato. Quanto alle imprese, l'aliquota Irap di una azienda della Campania è circa il doppio di quella che la stessa impresa pagherebbe a Bolzano.

L'obiettivo principale del federalismo fiscale era di suddividere equamente il prelievo centrale da quello locale, mantenendo tuttavia inalterata la pressione complessiva. L'obiettivo, come rileva lo studio Cer-Confcommercio, è stato completamente disatteso. Anche dal punto di vista strettamente politico, cioè il giudizio negativo dei cittadini nei confronti delle amministrazioni più esose, nulla ha funzionato: del resto, le amministrazioni hanno aumentato il prelievo, a prescindere dal colore politico. Nessuno controlla gli sprechi. Il fisco locale è stato utilizzato solo per fare cassa e finanziare l'aumento spropositato della spesa pubblica, sia centrale sia periferica. Nel complesso - fra amministrazione centrale ed enti locali - la spesa corrente (che non comprende quindi gli investimenti) è passata dai 412 miliardi del 1992 ai 753 miliardi del 2012. E per fortuna si è ridotta del 12% la spesa per interessi sul debito pubblico, altrimenti la catastrofe avrebbe assunto proporzioni ancora maggiori.

L'aumento delle tasse, commenta il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, è incompatibile con la ripresa economica. La pressione fiscale rimane, aggiunge, il grande problema irrisolto del nostro Paese. In Italia c'è il gasolio più caro di tutta Europa a causa dell'aumento delle tasse (le accise). Secondo il monitoraggio di Quotidiano energia l'aumento delle quotazioni non dà tregua: siamo, nella media, a 1,836 euro per un litro di benzina e 1,739 euro per il diesel. Per il gasolio è record europeo, per la benzina ci precede l'Olanda. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha richiamato i petrolieri, e parla di un non meglio precisato «piano» per evitare altri aumenti. Ma i gestori degli impianti criticano il ministro, giudicando «inerte» il suo comportamento, e confermano lo sciopero dei benzinai nelle autostrade, tangenziali e raccordi compresi, dalle 22 di oggi alle 6 di venerdì.

Dal 2011 a oggi le accise sui carburanti sono state aumentate per ben sette volte.

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