"Mio figlio carabiniere, provo solo rabbia". Il messaggio di un papà a Ilaria Salis

È una riflessione che espone la paura di ogni genitore di militari quella condivisa sui social: "Mio figlio, come tanti altri ragazzi e ragazze, sceglie ogni giorno di servire lo Stato, rischiando la vita"

"Mio figlio carabiniere, provo solo rabbia". Il messaggio di un papà a Ilaria Salis
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Il post di Ilaria Salis, condiviso per pubblicizzare un incontro sul problema casa nel giorno in cui è stata compiuta la strage di carabinieri a Castel d'Azzano, ha sollevato polemiche. Come spesso accade si sono create due fazioni e quelli che la difendono a spada tratta sostengono che sia stata fraintesa, che è ciò che dice anche lei. Ma le polemiche, in realtà, nascono per qualcosa che Salis non ha detto, perché nel suo messaggio iniziale è mancato completamente un passaggio, anche solo di facciata, di solidarietà e pietas verso i carabinieri uccisi, che è arrivato solamente in un secondo momento. L'europarlamentare ha concentrato il suo discorso sugli autori della strage, senza parole di condanna nei loro confronti. Anche Nicola Fratoianni, intercettato ieri, a chi gli ha chiesto cosa pensasse della polemica su Salis ha risposto senza difese d'ufficio: "Ogni tragedia ha bisogno di essere letta anche in una dimensione più generale. Oggi è il momento dei funerali di Stato e non è il momento di fare questa lettura. Verrà questo momento come è giusto".

Ed è quindi comprensibile che chi è stato carabiniere, o chi lo è o ha parenti che lo sono, si sia sentito toccato da quel comunicato di Salis. E che abbia chiesto rispetto per i morti e i feriti, come ha fatto Gregorio Cortese, presentando la propria esperienza da ex carabiniere, o come ha fatto il padre di un carabiniere oggi in servizio. "Sono il padre di un giovane carabiniere e oggi provo rabbia", scrive l'uomo nell'incipit del suo messaggio. "Rabbia nel leggere le parole di Ilaria Salis che definisce la strage dei carabinieri a Verona 'frutto della disperazione', arrivando perfino a parlare di 'corresponsabilità della politica'. Chi uccide a sangue freddo servitori dello Stato non è 'disperato': è un assassino. Punto. Non c’è contesto sociale, disagio o rabbia che possa giustificare una simile barbarie. Le parole della Salis non sono solo inaccettabili, sono pericolose", prosegue l'uomo.

Perché, prosegue nella sua riflessione, "quando si cerca di dare un senso politico a una strage, si scivola nel giustificazionismo. E questo, no, non lo possiamo permettere. Dietro ogni uniforme c’è un essere umano. Mio figlio, come tanti altri ragazzi e ragazze, sceglie ogni giorno di servire lo Stato, rischiando la vita".

Ed è per questo motivo, prosegue il papà del militare, che "sentire qualcuno, candidato al Parlamento Europeo, minimizzare o 'contestualizzare' l’omicidio di carabinieri è un insulto alla loro memoria e un’offesa a tutti noi". La conclusione è molto dura da parte dell'uomo: "Chi cerca voti sulla pelle di chi muore in servizio non è degno di rappresentare nessuno".

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