Caso Sallusti

Fnsi: spazi bianchi su giornali Mentana, Mauro, De Bortoli: la solidarietà dei colleghi

Odg: "Vogliono intimidire i giornalisti". Feltri: "Legge fascista". Mauro: "Decisione che deve suscitare scandalo". Annunziata: "Sbagliatissima". De Bortoli: "Sconcertante"

Fnsi: spazi bianchi su giornali Mentana, Mauro, De Bortoli: la solidarietà dei colleghi

Alessandro Sallusti è stato condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata. Una sentenza che ha dell'incredibile e che già nei giorni scorsi ha suscitato l'indignazione del mondo politico e della stampa. Anche oggi la notizia è stata data con molta enfasi su tutti i siti (guarda le foto).

"È una sentenza sconvolgente, ci sentiamo tutti Sallusti...", ha commentato il segretario Fnsi, Franco Siddi, "È una norma illiberale nell’ordinamento di paese dalla costituzione democratica che sconfigge e mortifica la libertà di espressione, e priva un uomo della libertà personale. I giornalisti sapranno dare una risposta unitaria e straordinaria, oggi dobbiamo sentirci tutti condannati come Sallusti". La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha inoltre invitato i giornali a lasciare spazi bianchi in prima pagina come "segni tangibili di protesta" contro "la mostruosità di queste norme affinché siano cancellate al più presto".

Della stessa idea il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino: "Ci saranno le argomentazioni giuridiche per sostenere una decisione del genere ma le conseguenze della decisione della Cassazione rappresentano un'evidente intimidazione a tutti i giornalisti. L’Italia precipita a livelli di quarto mondo. Che si vada in carcere per un’opinione è qualcosa che non avremmo mai immaginato in un Paese che continua a proclamarsi culla del diritto".

Tante le manifestazioni di solidarietà anche da parte dei colleghi giornalisti. "È un triste giorno per la libertà di stampa e per la giustizia italiana: la mia completa solidarietà al collega Alessandro Sallusti", dice Mario Sechi, direttore del Tempo, "Ci ritroviamo i disonesti in libertà che diventano star televisive e i giornalisti in prigione. C’è molto da riflettere sulla civiltà giurifica di questo paese, e non solo giuridica". Solidarietà anche dal direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, "Trovo sconcertante solo l’idea che un giornalista possa finire in carcere per la pubblicazione di un articolo. Abbiamo toccato uno dei punti più bassi della nostra civiltà giuridica. Mi auguro che vi sia la possibilità di correggere questa sentenza peraltro assai diversa da quella di primo grado".

"Sallusti deve andare in galera per una cosa del genere, e quei delinquenti che hanno rubato alla regione Lazio sono tranquilli fuori? Sono davvero schifato", ribatte Vittorio Feltri, "La responsabilità oggettiva è un assurdo: il diffamato deve essere risarcito dal punto di vista economico, non mandando in galera la gente. Non me la prendo con i giudici, perché applicano la legge e la legge dà loro strumenti importanti, che vanno dal temperino al mitra. A volte usano il primo, a volte il secondo e hanno la discrezionalità per farlo. Il problema è che questa legge sulla diffamazione è sbagliata e fascista, la stessa Unione europea più volte ha raccomandato all’Italia di conformarsi alle disposizioni europee. Solo in Italia è prevista la galera per reati a mezzo stampa".

Più moderato Mario Orfeo, direttore del Messaggero: "Io credo che la condanna a Sallusti sia figlia di una legge sbagliata che la politica ha il dovere di cambiare. Mi auguro fortemente che questa sentenza possa portare rapidamente ad un cambiamento". Per Gad Lerner poi la sentenza è "eccessiva nella pena comminata e quindi sbagliata" e la responsabilità oggettiva del direttore è "molto discutibile e insensata: è materialmemnte impossibile per un direttore poter controllare ogni giorno, ogni momento quello che esce o viene detto o pubblicato dalla testata che dirige. E lo dico con esperienza, essendosi passato anch’io".

"Sarebbe clamoroso se Sallusti, dopo tutti i pronunciamenti che ci sono stati, dal Quirinale in giù, andasse in carcere. Spero e credo che non ci vada", ha detto Enrico Mentana, "Personalmente non auspico il carcere per nessuno. Il problema non è tanto, e soltanto per un giornalista o per un direttore di giornale, per colpe solo delegate dalla sua responsabilità. La questione è, in generale, quella della sproporzione della pena, soprattutto quando in tema di diritti, libertà e doveri si arriva ad usare l’arma della carcerazione". "Questo mestiere non si può più fare", aggiunge Maurizio Belpietro, "Se i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opnioni che esprimono, non si può più fare".

"Non si può andare in galera per un’opinione, anzi per il mancato controllo su un’opinione altrui", sostiene il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, "È una decisione che deve suscitare scandalo". "Si trovano sempre codicilli per evitare la galera a mafiosi conclamati, pusher, pirati della strada che provocano stragi sotto l’effetto di droghe, assassini e stupratori. Ma quando si tratta di mettere in galera un giornalista che non fa parte del coro, non c’è alcuna remora", aggiunge Clemente Mimun, mentre Lucia Annunziata sosiene: "È una cosa sbagliatissima e un precedente inquietante. Mi dispiace tantissimo".

"La vicenda ha del paradossale - commenta Giovanni Negri presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti -. Più che un’azione giudiziaria sembra una vendetta.

L’associazione è al fianco di Sallusti e insieme alla federazione chiede l’intervento del ministro e del Parlamento affinché si cambi la legge".

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