«La naia, bei tempi...». Il professor Patrizio Rigatti, è direttore della clinica urologica delluniversità Vita-Salute del San Raffaele. E anche un nostalgico. Ma per motivi strettamente legati alla sua specializzazione.
Professore, ma davvero lei vorrebbe che esistesse ancora il servizio militare?
«Dal punto di vista sanitario, certamente. Prima, ai nostri ragazzi di 18 anni venivano controllati gli organi genitali durante la visita medica. Adesso cè solo il nulla».
Con che conseguenze?
«Si presentano da me solo con patologie gravi e danni molto avanzati. Sotto la naia veniva subito identificato un pene storto, un testicolo ritenuto. E si poteva intervenire al momento giusto».
E oggi la diagnosi precoce non è di moda?
«Macché. Luomo non va a farsi visitare dallurologo. La ragazza viene trascinata dalla mamma dal ginecologo, il ragazzo no. E quando lo fa spesso è troppo tardi».
E cosa consiglia alle nuove generazioni?
«Vatti ai a far vedere dallurologo per controllare il pene e i testicoli. Così in futuro non avrai problemi. Per esempio, se sul varicocele si interviene da giovani si evita di perdere la fertilità. Farsi visitare a trentanni, quando si vuole avere un figlio, è troppo tardi».
I ragazzi sono distratti, ma gli adulti sono più attenti?
«Si fa ancora poca prevenzione. Lo sa che il tumore al rene viene diagnosticato in modo incidentale? Dunque, a 40 anni va fatta lecografia addominale. E anche un esame delle urine annualmente: se cè traccia di sangue bisogna far scattare lallarme.
Che rischi ci sono?
«Di essere affetti da diverse patologie tra cui i tumori alla vescica. E devono essere attenti soprattutto gli uomini che vivono in Lombardia».
Sono differenti dai calabresi?
«In Lombardia cè uno dei più alti tassi di incidenza dei tumori alla vescica del mondo. Per via dellinquinamento».
E cosa si può fare prevenire il tumore alla prostata?
«Un esame specifico, il Psa, dopo i 40 anni. Soprattutto per chi ha familiarità, o ha una dieta molto grassa. Anche questo è un male legato allo stile di vita non sano. E infatti si ammalano 50 mila persone allanno: unintera città».
Le coliche renali sono frutto di cattiva alimentazione?
«É una conseguenza del benessere. Durante la seconda guerra mondiale le coliche renali erano rarissime. Ora che si mangia di più e male lincidenza della calcolosi è cresciuta moltissimo».
Lo stile di vita moderno ci ricorda il Viagra. É vero che è molto gettonato tra i giovani per non far cilecca?
«Purtroppo sì. Molti lo usano anche a 20 anni per migliorare le performance sessuali. La pastiglia più diffusa è il Levitra che si scioglie in bocca, si compra su Internet e non ha tempi di attesa per leffetto».
Ma questa pillola miracolosa non fa male?
«Se presa ogni tanto non succede niente. Un uso regolare procura: abbassamento pressione, raffreddore, arrossamento del volto, degli occhi, mal di testa, dolori muscolari. E se lo associamo alle droghe e allalcol viene fuori un bel pasticcio».
Il Viagra a chi lo prescrive?
«Dipende dalle patologie, anche ai quarantenni. I maschi hanno sempre una certa riluttanza a chiederlo. Prendono il problema molto alla larga, parlano della pipì, aspettano che io gli dica: come va lerezione? Poi si sbloccano».
Lei definirebbe il maschio un buon paziente?
«Sono meglio le donne. Ma il mondo maschile si divide in due: quelli che hanno avuto bisogno dellurologo e quelli che lavranno bisogno. Non cè scampo».
Visto che è vicino al traguardo dei 50 mila interventi, qual è il suo paziente più anziano.
«Un ultracentenario che preferiva morire piuttosto che viaggiare con il catetere. Così lho operato alla prostata».
Il caso che lha fatta ridere:
«Un signore di 65 anni si presenta per uninfezione uretrale. Oltre a dargli la terapia gli prescrivo anche il preservativo. Lui mi guarda scorato e mi dice: a dotto e mi ci mette anche quel peso lì sopra..!»
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