Il gatto nero porta sfiga? E noi sbattiamo il «mostro» in prima pagina e lo facciamo il giorno 17 del mese di novembre, che non passa per essere proprio uno dei più allegri dell'anno. Oggi è il giorno scelto dall'Aidaa (Associazione Diritti Animali e Ambiente) per festeggiare il gatto nero che, ancora ai nostri tempi, perde spesso la vita a causa di riti satanici ed esoterici che, improbabili, ma di certo imbecilli e delinquenti seguaci di Torquemada, mettono in atto nei cimiteri, nelle chiese sconsacrate e nelle periferie delle città, per purificare il loro mondo mentalmente disturbato, dal rappresentante di Satana. L'associazione di Lorenzo Croce, invita a indossare maschere «gattesche» e a scendere nelle piazze oggi, alle 17.
L'Aidaa, qualche anno fa, stimava in 35.000 ogni anno, i gatti neri che perdevano la vita per finire nei ritagli degli abiti o per i riti esoterici. Per fortuna, a detta degli stessi dirigenti dell'associazione, negli ultimi anni questo fenomeno è in deciso calo.
Quella che resiste invece è la superstizione nei confronti del gatto nero. In un popolo che legge avidamente l'oroscopo per sapere come andrà la giornata, il gatto nero è guardato con molto sospetto se non con decisa avversione e talvolta con reale terrore. Ma da dove viene, questa triste fama che si porta dietro l'animale domestico forse più amato del mondo, solo per essere nato con il mantello nero? Che il gatto nero porti sfiga se ti attraversa la strada, deriva probabilmente dai tempi in cui si utilizzavano le carrozze e l'illuminazione per le strade era scarsa. I gatti neri di notte non si vedevano e se un gatto finiva sotto le ruote di una carrozza, poteva provocare un incidente in quanto i cavalli si spaventavano e si imbizzarrivano. Un altro motivo riguarda i pirati turchi (la Turchia è storicamente paese molto ricco di gatti provenienti dall'Asia) che usavano portare a bordo delle navi gatti neri per cacciare i topi, pensando che i roditori avessero più difficoltà a vederli nel buio. Quando sbarcavano in una città per saccheggiarla, anche i gatti scendevano dalla nave e così vedere in giro un gatto nero divenne presagio di sventura.
Il gatto, di qualunque colore, è stato venerato da tantissime civiltà, la più famosa di certo quella egizia in cui il felino era rappresentato da una dea (Bastet). La legge proteggeva i gatti e chi solo attentava alla loro vita, era punibile con la morte. Il periodo di gran lunga più buio per il gatto, specialmente se nero con gli occhi gialli, inizia nel Medioevo, quando il Cristianesimo si contrappone duramente alle religioni pagane. I gatti neri seguono, di pari passo, il destino delle streghe, cui si riteneva i felini fossero indissolubilmente legati. Papa Gregorio IX, con la bolla Vox in Rama, condanna il gatto nero quale incarnazione di Satana e ne pretende lo sterminio (assieme alle loro padrone). Innocenzo VIII scomunica tutti i gatti e le sue misure vengono incorporate nel Malleus Maleficarum (Il Martello delle Streghe), il libro usato dalla Santa Inquisizione per scovare eretici e streghe da bruciare sul rogo (assieme ai gatti neri).
Qualche secolo e il gatto diverrà l'anima degli artisti, capace di intenerire i cuori più duri.
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