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Santoro rispunta in tv: "È il mio ultimo anno". E offre un assist a Fini

In studio il leader Fli, ma l'intervista è stata concordata. Il giornalista spara: "Rai? Tutti a letto dopo Carosello"

Santoro rispunta in tv: "È il mio ultimo anno". E offre un assist a Fini

L'ultimo anno, l'ultima volta, il canto del cigno. L'ha lanciata come una monetina casuale in uno stagno, la frase shock, la frase spot: forse non condurrò più. Che sia vero o no (molto più no che sì) l'Annuncio di Michele Santoro ha un valore infinitamente maggiore di qualsiasi conferenza stampa, l'autospot più teatrale che ci potesse essere, a settantadue ore dall'inizio di Servizio pubblico. Non sta meditando di lasciare perché gli manca Berlusconi: «Non ne ho nostalgia. Vorrei ricordare che io ero famoso quando lui non lo era ancora», rivendica: Ora «in Italia siamo come nell'ultima scena di Reality. Possiamo finalmente guardare il cielo». Ma poi aggiunge: «Anche se ne riconosco la capacità di comando, la genialità, la prontezza a entrare in politica, nel '94», e sembra un rimpianto. Santoro medita il ritiro per fare non meglio identificate «cose più complicate».
Servizio Pubblico parte giovedì alle 21.15 su La7, con responsabilità di produzione (e legale) interamente nelle mani di Santoro e della sua società. Sfida alla Rai, che vuole «tutti pettinati e a letto dopo Carosello». In studio Matteo Renzi, Gianfranco Fini e Diego Della Valle. Titolo «provvisorio»: Ladri di Stato. Ma chi fosse interessato a conoscere gli ultimi sviluppi sulla casa di Montecarlo avrà più soddisfazione da una pizza. Pare che la terza carica dello Stato abbia accettato l'invito a partecipare alla «prima» santoriana a patto che non gli siano rivolte domande domestiche. Al massimo una o due, in odore di domanda-risposta concordata.

Santoro proclama «neutralità» sulle primarie democratiche, ma soffrirà il Pd nel vedere in vetrina da subito Matteo il Rottamatore. Ieri fulmini in conferenza stampa contro Massimo D'Alema: «E' insopportabile» il suo comportamento, è «un collegio elettorale che deve decidere» la sua elezione. La simpatia per la coppia antitetica Beppe-Matteo è l'unica ciambella di appiglio, in assenza dell'antiberlusconismo: «Se non ci fossero Renzi e Grillo l'Italia sarebbe ancora preda della stagnazione». La «maggioranza silenziosa non esiste più».

Sarà lui, Santoro, con la trasmissione, a «cercare un leader che non c'è». È la mission di un programma orfano del leader-nemico di riferimento. Quindi ora tutte le forze saranno concentrate sul dar voce alla «repulsione per la politica della gente», sulla linea del contestatissimo spot di promozione, ora ritirato per la frase fuori misura rivolta ai politici da uno degli intervistati («'na schioppettata a chi ruba»).

Servizio Pubblico andrà in onda a staffetta stagionale con Piazza Pulita di Corrado Formigli: Santoro fino a fine dicembre, per poi tornare dalla primavera, con le elezioni. La ricerca del leader avverrà anche in rete con sondaggi-sfida settimanali e partirà l'esperimento del «partito liquido» (liquid feedback) con le idee dei cittadini. «A Santoro viene data dall'editore la garanzia della massima libertà - garantisce il direttore di rete Paolo Ruffini - e spero che questo sia l'inizio di una lunga collaborazione». Ma il conduttore scalpita e alza il tiro, con rete e telespettatori: «Penso che questo sia il mio ultimo anno alla conduzione di un programma di questo tipo.

Vorrei dedicarmi a progetti più complicati, ma servirebbe qualcuno che me ne desse la possibilità...».

In un passaggio non affettuoso con il Giornale, Santoro ha rinnovato la sua «solidarietà» al direttore Alessandro Sallusti per la sentenza di arresto.

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