ParigiConvocato all'alba dai giudici dell'anticorruzione, Nicolas Sarkozy è arrivato a Nanterre, alla periferia di Parigi, in auto. Vetri oscurati che richiamano lo stile di un presidente che ha parlato spesso di uso politico della giustizia e oggi tace di fronte alle telecamere. Durante l'interrogatorio sulla vicenda, che riguarda la fuga di notizie sul provvedimento di intercettazione nei suoi confronti, nell'ambito dei presunti finanziamenti illeciti da parte della Libia di Muammar Gheddafi alla sua campagna presidenziale del 2007, i magistrati hanno deciso di procedere con lo stato di fermo, che potrebbe essere prolungato di altre 24 ore. L'accusa è di concussione e violazione del segreto istruttorio: Sarko avrebbe offerto un posto a un magistrato per ottenere informazioni che lo riguardavano.
È il primo ex presidente francese a essere sottoposto a un provvedimento di fermo. Ma la domanda che si fanno i neogollisti è un'altra: la messa in stato di fermo può frenare il suo ritorno in politica? Il capo dello stato è protetto da un'ampia immunità, in Francia. Dunque Sarko oggi deve rispondere di quelle che fino alla sua sconfitta e uscita dall'Eliseo erano solo voci, sospetti. «La giustizia deve andare fino in fondo», è stato il commento del governo, attraverso il portavoce Stephane Le Foll: «Davanti ai giudici Nicolas Sarkozy è un cittadino, uguale agli altri». Su Twitter l'hashtag #acharnement, cioè accanimento, è stato rilanciato al punto da diventare un trend, sbarcato dai social network fino al Palazzo. «Basta annunciare che Sarkozy potrebbe tornare in autunno alla politica che si scatena una procedura giudiziaria», è il commento di Sebastien Huyghe, deputato Ump fra i più fedeli dell'ex presidente francese. Ma sono molte le reazioni della destra, che parla di un (nuovo) complotto a danno di chi è tutt'altro che lontano dal tornare in corsa per le presindenziali 2017.
I guai in cui Sarkozy è stato coinvolto sono diversi. Dall'affaire Tapie, che risale al 1993, in cui il Credit Lyonnais dichiarò bancarotta e fu poi acquistata da Credit agricole. Tapie, proprietario di Adidas, fu processato per frode fiscale. Accusava il Credit Lyonnais di averlo truffato, d'accordo con Robert Louis Dreyfus, quando questi comprò il marchio. Nel 2008 la vicenda si concluse con un risarcimento a Tapie, noto sostenitore della campagna di Sarkozy; caso che potrebbe essere riaperto. Sullo sfondo della vicenda del fermo c'è anche l'imminente decisione della Cassazione sul sequestro delle agende di Sarkozy, contro la quale avevano fatto ricorso i legali dell'ex presidente, utili per altre ipotesi di reato, in particolare proprio quelle sull'arbitrato con Tapie. Il governo di allora, sotto la presidenza neogollista, fu accusato di aver favorito la procedura dell'arbitrato per risolvere il caso, causando danno alle casse statali. Un' inchiesta per truffa che fece comparire sul Paìs il seguente ritratto del proprietario di Adidas: Tapie, la ghigliottina della Quinta Repubblica. Nell'inchiesta era coinvolto il direttore del Fmi, Christine Lagarde, ex ministro dell'Economia con Sarkozy, che nel 2008 aveva seguito l'arbitrato fra l'imprenditore e la banca Crédit Lyonnais, conclusosi con un maxi-indennizzo pro-Tapie: 405 milioni (secondo un ricalcolo). Di qui i sospetti. Il caso delle intercettazioni è l'ultimo anello del complotto, secondo i sostenitori di questa teoria. Invece Sarkozy è stato posto in custodia cautelare per un motivo preciso: avrebbe promesso a un magistrato una promozione. Gli inquirenti indagano sulla possibilità che Sarkozy abbia tentato di ottenere informazioni in cambio della promessa di un ruolo di prestigio. L'accusa è di traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. L'avvocato di Sarkozy, Thierry Herzog, è stato arrestato due giorni fa. Lo stesso destino hanno avuto due magistrati della Corte di Cassazione, Gilbert Azibert e Patrick Sass.
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