SBERLA ELETTORALE

Il centrodestra perde terreno. Berlusconi: "Pensavo peggio". Gli elettori non perdonano il sostegno al governo che mette le mani nelle loro tasche

SBERLA ELETTORALE

Il Pdl paga le tasse (inflitte da Monti agli italiani) e perde le elezioni amministrative. Poco consola che lo stesso si possa dire del Pd e del Terzo Polo di Casini e Fini, scomparso dalla scena. Non crediamo che tra quindici giorni i numerosi ballottaggi possano ribaltare il verdetto in modo significativo, per l’aria che tira e perché senza una alleanza con la Lega è comunque impossibile ripetere per il centrodestra i ri­sultati di cinque anni orsono. Per chiarezza: anche se il Pdl non avesse perso un solo voto, i Comuni, salvo qualche eccezione (per esempio Palermo) sarebbero passati alla sinistra in misura più o meno identica.

Di Grillo e dei motivi del suo successo si occupa su questa pagina Vittorio Feltri. Qui ci sono i cocci che Berlusconi e Alfano dovranno tentare di rimettere in­sieme. Prima considerazione. Via il dente, via il dolo­re. È finita la recita del Pdl partito invincibile e al netto del casino che sono le amministrative (liste civiche in quantità e candidati a volte così così) ora sappiamo di che cosa stiamo parlando. Da questo punto si può sol­tanto risalire, perché è difficile pensare che chi non se ne è andato ora, mentre tutto gira storto, lo faccia in fu­turo.

Seconda considerazione. I moderati in libera uscita non hanno trovato approdi da considerare definitivi. Udc, Fli e Pd hanno infatti perso a loro volta voti. Dal serbatoio Grillo-astensioni-liste civiche si può quindi ripescare chi, dopo essersi sfogato contro la casta, nel­la politica cerca risposte, soluzioni e non illusioni.

Terza considerazione. Detto che lo sberlone, che da mesi parte degli elettori di centrodestra aveva in ani­mo di assestare, è arrivato a segno, ora gli stessi schiaf­feggiatori attendono la reazione degli schiaffeggiati. La prima di Berlusconi è stata: messaggio ricevuto, po­teva andare peggio, sono ottimista. A caldo può basta­re, ma tra quindici giorni, a urne definitivamente chiu­se, l’ottimismo dovrà prendere la forma di fatti concre­ti. La politica dei due forni (con Monti, ma anche no) non paga, e una scelta di chiarezza si impone.

Quarta considerazione. Alfano, sul quale dentro il partito qualcuno cercherà di scaricare tutte le colpe, ha già annunciato la fine degli incontri-inciucio con Bersani e Casini. Bene, ma non è sufficiente.

Allonta­narsi velocemente dal duo Pd- Camusso e dal perden­te Casini è d’obbligo, che si vada o no a votare a otto­bre. Che poi magari, come accade spesso, la sconfitta alle amministrative porta bene alle successive politi­che.

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