Scatta la tassa Letta

Nuovo regalo della sinistra: oggi sale l'Iva. Berlusconi dice basta, mette in riga il partito e conferma: governo finito, subito al voto

Scatta la tassa Letta

Il temuto panico dei mercati finanziari, crollo della Borsa e impennata dello spread per l'annunciata crisi di governo non c'è stato. La Borsa di Milano è stata sì in flessione, in linea con quelle europee, ma soprattutto per le fibrillazioni dell'economia americana. Eppure il panico era stato seminato a piene mani dalla sinistra e da chi vuole andare avanti con un governo tutto tasse. Avrete certo letto e sentito negli scorsi giorni: Berlusconi è un irresponsabile che ci porterà alla rovina, senza stabilità siamo morti, scelte da estremisti e cose del genere. Gufavano, sinistra e commentatori di grandi giornali, pur di rimanere attaccati alle poltrone senza far nulla di utile per le tasche della gente e i bilanci delle aziende. Anzi. Da oggi sale pure l'Iva. È la tassa Letta, una ripicca del premier per punire lo strappo di deputati e senatori di Forza Italia sulla giustizia. Un balzello odioso e vigliacco (si porta pure dietro l'aumento della benzina) che il governo avrebbe potuto evitare se solo avesse voluto. Possibilmente non, come proposto, con una stangata su benzina e nuovi acconti sulle tasse.

Anche per questo Berlusconi - che ha incassato le dimissioni irrevocabili dei suoi ministri - ieri ha confermato ai suoi parlamentari la fine del governo delle larghe intese, dando la disponibilità, prima del rompete le righe, a votare la cancellazione dell'aumento Iva, l'abolizione tombale dell'Imu e la legge di stabilità (l'ex finanziaria). Ridare soldi alla gente sì, continuare a fare i complici di tassatori no. Concetto semplice ma che ha fatto paura anche a qualcuno dentro Forza Italia. Capiamo: lasciare il posto di parlamentare conquistato solo pochi mesi fa non deve far piacere. Ma - diciamo noi - continuare a firmare leggi illiberali, tradire gli impegni elettorali e subire le angherie dei magistrati, deve essere un po' peggio.

Questo avevo scritto anche ieri. Mi sembrava chiaro e pure semplice. E invece mi sono preso un delirante e minaccioso comunicato firmato da Alfano e dai ministri dimissionari nel quale mi si accusa di killeraggio mediatico. Lo chiamerei «metodo Alfano»: parlare a nuora (io) perché suocera (a me sconosciuta) intenda quando le cose non vanno come lui avrebbe voluto. Nel calcio si chiama «fallo di frustrazione». Mi spiace, ma non abbocco.

Il Giornale continuerà a raccontare in libertà ciò che risulta delle vicende interne del partito, se ritiene come sempre dirà la sua, ma non si è mai fatto e mai si farà coinvolgere come parte in causa nelle beghe interne a Forza Italia. Beghe per la verità stucchevoli. E motivo, questo sì, di allontanamento di lettori ed elettori.

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