«Vada a bordo, c....!» Francesco Schettino abbassa lo sguardo, agitando un foglio che tiene in mano, mentre ascolta l'audio della telefonata con cui Gregorio De Falco tentò di convincerlo a risalire sulla Costa Concordia per coordinare i soccorsi ai passeggeri. L'udienza di ieri, che vede imputato l'ex comandante, è stata caratterizzata proprio dall'atteggiamento di quest'ultimo: parla spesso con il suo difensore, scuote la testa e sorride in modo nervoso durante le telefonate più concitate e drammatiche con De Falco. Il comandante della capitaneria di porto di Livorno ricorda: «Esortai Schettino a tornare sulla nave, non ci sono riuscito perché lui tergiversava all'ordine di risalire da una biscaggina». La telefonata è stata fatta sentire integralmente. De Falco confessa: «Ancora oggi mi chiedo perché era sceso dalla Concordia». Nel controinterrogatorio, l'avvocato Patrizio Le Piane, difensore dell'imputato, incalza De Falco chiedendo perché aggrediva così Schettino e chiedendogli se riteneva corretto farlo.
«Si - risponde il testimone - era corretto perché c'era da soccorrere tantissime persone a bordo della nave, delle quali non riuscivo in nessun modo a stimare il numero, forse duemila. Schettino non mi dava le informazioni necessarie perciò insistevo così per averle».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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