Schiaffo ai pm: niente multa per la Minetti

Schiaffo ai pm: niente multa per la Minetti

MilanoPiccoli segnali: che magari non vogliono dire niente, ma danno l'impressione che i giudici che dovranno giudicare Silvio Berlusconi per il Rubygate comincino a nutrire qualche dubbio sul modo in cui la Procura ha condotto e sta conducendo l'inchiesta per concussione e prostituzione minorile a carico dell'ex presidente del Consiglio. Ieri per la seconda volta era attesa in aula Nicole Minetti, consigliere regionale lombardo del Pdl, imputata nel processo parallelo per induzione alla prostituzione; e per la seconda volta la Minetti non si è presentata.
A quel punto Ilda Boccassini ha annunciato che rinunciava ad interrogarla, ma ha anche chiesto che venisse condannata in diretta alla multa che il codice prevede per i testimoni renitenti. Ma il giudice Giulia Turri le ha detto di no: se la Procura non ha più bisogno di interrogare la Minetti, che bisogno c'era di convocarla anche per l'udienza di ieri? Condanna respinta. Appena cinque giorni per il pm fa era arrivata un'altra bocciatura, e più sostanziale, quando il Tribunale aveva dichiarato inutilizzabili i tabulati del cellulare di Berlusconi estratti dalla Procura senza chiedere la necessaria autorizzazione della Camera.
Ora il caso Minetti. Lunedì scorso la giovane esponente del Pdl non era venuta perché impegnata in Consiglio regionale (organismo da cui, nonostante le pressioni, ribadisce di non volersi dimettere). Ieri invece manda come giustifica un biglietto aereo per Parigi e una prenotazione d'albergo. Si scoprirà poi che il viaggio è per una visita medica, ma questo la Boccassini non può saperlo. A fare arrabbiare il procuratore aggiunto è che biglietto e albergo siano stati fissati dopo l'udienza di lunedì, quando già la Minetti sapeva di essere attesa per ieri. «Non voglio parlare di etica a una persona che rappresenta le istituzioni - premette la dottoressa - ma chiedo che venga condannata alla multa poiché non sono comprensibili le ragioni di questa assenza. Rinunciamo alla sua testimonianza ma chiediamo per ragioni di principio che questa documentazione non sia considerata valida per un teste che dovrebbe avere più di ogni altro il rispetto per il tribunale e per gli imputati».
I difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, non si esprimono sulla richiesta di condanna ma manifestano il loro stupore per il fatto che Ilda Boccassini abbia rinunciato ad interrogare una testimone che fino a lunedì scorso riteneva indispensabile: e d'altronde Nicole Minetti nella ricostruzione dell'accusa a Berlusconi svolge un ruolo cruciale sia per il reato di prostituzione minorile (di cui è considerata uno dei mandanti) sia per i fatti della notte tra il 27 e il 28 maggio, quando si fece consegnare la giovane marocchina dalla questura di Milano. E insomma fare a meno della sua versione dei fatti appare singolare quasi quanto la scelta, annunciata dalla Procura nel corso della scorsa udienza, di rinunciare a interrogare la presunta vittima, ovvero Ruby.
«Prendiamo atto che melius re perpensa la Procura ha cambiato opinione», dice Niccolò Ghedini: ma è chiaro che questa svolta nella tattica dell'accusa mette anche i legali del Cavaliere di fronte ad una scelta non facile. Rinunciare anche loro a interrogare Ruby, che finora ha sempre negato di avere avuto «contatti lascivi» (per usare la formula dei pm) con il padrone di casa di Arcore? «Dovremmo parlarne con l'onorevole Berlusconi ma non ha avuto tempo», spiegano Ghedini e Longo. Il processo adesso va in vacanza, c'è tempo per pensarci.

Ma da qua al 5 ottobre, data della prossima udienza, dovranno decidere anche se portare davanti al tribunale, a rispondere alle domande di Ilda Boccassini un altro che la verità su questa faccenda, qualunque essa sia, la conosce di sicuro: Silvio Berlusconi.

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