Le elezioni Regionali in Friuli Venezia Giulia hanno decretato una sonora sconfitta per il centrosinistra e anche per il Pd. Si tratta della prima sconfitta per la neosegretaria Elly Schein. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con i sondaggisti Federico Benini (Winpoll) e Alessandro Amadori (Istituto Piepoli).
La piazza piena di Udine aveva fatto pensare a un risultato migliore per il Pd in Friuli Venezia. L’effetto Schlein è già finito?
Benini: "Tutti i sondaggi davano Fedriga ampiamente sopra il 60%. È sempre stato, insieme a Zaia e De Luca, uno dei presidenti di Regione più amati e, quindi, questi erano numeri assolutamente in linea con le previsioni".
Amadori: "In realtà, l'effetto non si è ancora manifestato in termini di voti. C'è stato una mobilitazione e un rinnovamento dell'immagine, ma è presto per parlare di traino elettorale da parte della nuova segretaria e non è detto che vi sarà nei prossimi appuntamenti elettorali. A Udine c'era stata una galvanizzazione di piazza che, però, non è necessariamente un indicatore di aumento di voti".
Il Pd, finora, ha solo recuperato i voti che aveva perso in questi mesi a vantaggio del M5S?
Benini: "Il Pd ha recuperato principalmente dal non voto e i Cinquestelle sono stabili, ma con un lieve calo che non rappresenta nulla di strano".
Amadori: "Il Pd ha i suoi problemi, ma è vero che la teoria dello zoccolo duro per i democratici è piuttosto vera perché il suo elettorato è abbastanza stabile. Da Bersani a oggi il Pd ha oscillato tra il 20 e il 23%. Poi, certo, ha subìto la concorrenza dei Cinquestelle, ma questa ora pare sia rientrata. Il problema è che il suo elettorato è molto poco fluido. Rappresenta 1/5 dell'elettorato italiano su cui il Pd sembra aver messo un radicamento abbastanza solido".
Swg, Tecné e Index danno FdI attorno al 30% e il Pd al 20%. Perché il Pd, dal 2018 a oggi, indipendentemente da chi sia il segretario, oscilla sempre tra il 18 e il 21%?
Benini: "Il Pd, nel 2018, era al 18% con all'interno Calenda e Renzi. Oggi è al 20% con Calenda e Renzi fuori. Teoricamente, sarebbe come dire che il Pd intorno al 27-28% e, quindi, che avrebbe avuto una crescità del 10%".
Amadori: "Perché questa stabilità di cui parlavo è un bene, ma anche un limite. Il Pd, come tutte i brand che hanno un target ben delineato, ha una quota di mercato stabile: non precita mai sotto una certa soglia, ma non si espande mai sopra un'altra soglia. Penso che il Pd abbia un punto di forza che è anche un suo punto di debolezza: ha un profilo valoriale molto definito dei suoi elettori, ma proprio questo gli impedisce di crescere. Alla fine, chi lo guida è inifluente perché nessuno lo rovina e nessuno lo porta a risultati eccezionali. Il Pd, dal punto di vista elettorale, si auto-governa
Crede che l’elettorato moderato possa essere spaventato dall’agenda troppo progressista della Schlein?
Benini: "Penso che non si possa più fare un discorso di moderati o meno altrimenti la Meloni non sarebbe al 30%. C'è un tema di leader, di risposte concrete e non ambigue ed è questo che premia. Gli elettori non sono spaventati da risposte non moderate, ma sono cambiate le richieste dei cittadini".
Amadori: "In effetti è un'ipotesi perché il Pd, già da prima di diventare il partito dei valori, dei diritti e di uno stile di vita più che di una specifica classe sociale, ha trovato un suo equilibrio basato su una piattaforma molto pragmatica e conservatrice in economia e su un profilo piuttosto innovatore sui diritti individuali. L'arrivo della Schlein potrebbe compromettere questo equilibrio e il rischio è che lei risulti poco convincente sul piano della piattaforma economica che, per il Pd, ha rappresentato un elemento di conservatorismo".
Cosa dovrebbe fare la Schlein per sfondare quota 20%?
Benini: "La Schlein dovrebbe fare delle proposte concrete, dirompenti e non ambigue su questi tre punti: lavoro, ambiente e questione sociale. Solo così il Pd potrà andare ben oltre il 20%".
Amadori: "Per andare sopra quota 20-23% dovrebbe mantenere la capacità di innovazione sul piano dei diritti, ma dovrebbe essere più convincente sulla politica economica che non dovrebbe curare più soltanto gli interessi di una componente liberal e benestante della popolazione.
Dovrebbe parlare di più alla classe media e medio-bassa. Dovrebbe, in sintesi, dare un connotato più di sinistra in economia ma, allo stesso tempo, dovrebbe essere in grado di assicurare si sapere tenere in ordine i conti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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