Scommettere su America Giappone e Regno Unito

Questa seconda ricetta di investimento si propone invece di miscelare al meglio le tre valute «classiche» del mercato, ovvero quelle più scambiate a livello internazionale insieme all'euro: il dollaro Usa, la sterlina inglese e lo yen giapponese. Questo tipo di diversificazione sulle grandi valute che non fanno parte dell'eurozona ha la caratteristica di far guadagnare l'investitore nelle fasi in cui la moneta unica europea è debole (come accade da 14 mesi) ma espone allo svantaggio di provocare un andamento inverso non appena l'euro tenderà a stabilizzarsi.
Il risultato finale per l'investitore è un aumento della volatilità (cioè brusche variazioni di valore) soprattutto nel breve ma anche nel medio termine. Secondo gli specialisti monetari di Morgan Stanley, il cambio euro-dollaro Usa, che oggi si aggira su quota 1,25, dovrebbe scivolare a 1,19 entro il prossimo dicembre e a quota 1,15 entro marzo del 2013 con un apprezzamento finale massimo del dollaro, quindi, dell'8,7%. Inoltre mentre il fixing euro-sterlina inglese dovrebbe mantenersi stabile sui livelli attuali (0,79), quello tra euro e yen giapponese è destinato a calare da quota 98 a quota 92 con un apprezzamento per la divisa del Sol levante del 6,5%.

Un portafoglio valutario equamente ripartito in fondi monetari area dollaro Usa, sterlina inglese e yen giapponese potrebbe quindi offrire un guadagno del 4% nei prossimi 6-9 mesi. Ma cosa potrebbe accadere se le nubi sull'euro si diradassero? Si dovrebbe mettere in conto una perdita stimabile tra il 3% e il 6 per cento.

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