RomaMaroni lo stima. «Conosco e apprezzo il presidente, non voglio pensar male. Ma la brutta immagine, la brutta impressione, è che sia sceso in campo per coprire lo scandalo e attenuare i riflessi negativi sulle sorti elettorali del Pd». Gasparri lo capisce. «Comprendiamo il suo invito alla cautela, però dovrebbe riconoscere le forzature del Pd nella Banca e nella fondazione». Alfano gli dà persino ragione. «Siamo d'accordo, c'è il rischio di un corto circuito mediatico-giudiziario. Chiediamo solo che in tutta Italia ci sia una magistratura riservata e efficiente come a Siena».
Due interventi sul Monte dei Paschi in 24 ore, due moniti in campagna elettorale, e Giorgio Napolitano finisce nella bufera. Pdl, Lega, ma anche Ingroia, Grillo e Il Fatto, con toni più accesi, lo attaccano accusandolo di voler censurare la stampa e aiutare il partito di Bersani in difficoltà. Il Quirinale non risponde. «Quello che il presidente aveva da dire, l'ha detto». Trapela comunque una diversa interpretazione, una chiave di lettura delle sue parole: nessuna voglia di mettere in bavaglio ai giornalisti, solo l'urgenza di mettere al riparo la Consob e la Banca d'Italia e di conseguenza il Paese e i risparmiatori. Dunque, evitiamo di destabilizzare il mercato. L'altro giorno certe «onde lunghe» dello scandalo hanno fatto crollare il titolo Mps, impennare lo spread e riaprire polemiche tra Berlino, Bruxelles e la Bce.
A difendere Napolitano stavolta meno del solito, Pier Luigi Bersani, ovviamente. «Sottolineare le sue frasi. I magistrati devono fare il loro lavoro serenamente e in modo riservato, deve esserci un rapporto corretto con i giornalisti». Poi Anna Finocchiaro: «Non trasciniamolo nella propaganda elettorale». Infine, Pier Ferdinando Casini: «Quando non si hanno idee c'è bisogno di buttarla in cagnara. La Lega è quella dei furbetti della quote latte costate quattro miliardi».
Roberto Maroni però insiste. «Il presidente ha invitato i giornali a non parlare della vicenda, singolare che si sia svegliato adesso. Ho detto questo e mi sono saltati addosso con reazioni isteriche molto significative. Non volevano fare chiarezza? In democrazia nessuno dovrebbe essere intoccabile dalle opinioni». Maurizio Gasparri fa notare che stavolta, «a differenza di altri casi, dalla procura non escono indiscrezioni». Fabrizio Cicchitto chiede che non ci sia «asimmetria» nella libertà di informazione. «Pensate se ci fosse stata un'egemonia del centrodestra sul Monte».
Più duri sull'altro fronte. Antonio Di Pietro parla di «lesione dei diritti degli elettori». Antonio Ingroia considera «molto più grave il corto circuito tra partiti e banche e lo scandalo dei soldi spariti».
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