Tempo di par condicio elettorale, tempo di guerra sugli spazi in tv e sulla «overdose di Renzi», come la definisce il M5S, che ha presentato un esposto all'Agcom allegando tutte le cifre (certificate dall'Osservatorio di Pavia) sulla presenza del premier e del suo governo negli spazi informativi della Rai. Una «presenza massiccia» scrive il deputato grillino e presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico, che si è rivolto con una lettera alla presidente di Viale Mazzini, Anna Maria Tarantola. La legge prevede che il regime di «par condicio» inizi con la convocazione dei comizi elettorali, cioè a partire dallo scorso 18 marzo, e i dati Rai-Osservatorio di Pavia fotografano proprio le prime fasi della campagna elettorale in tv, nella settimana dal 22 al 28. Nel quale, scrivono i gruppi di Camera e Senato del M5S, «il servilismo del servizio pubblico ha raggiunto livelli di regime, tanto che a Viale Mazzini sembra lo abbiano cominciato a chiamare Renzi Jong-Un» (e i grillini aggiungono anche «spot pubblicitario vivente», «showman ambulante»). Ed ecco i numeri, quelli relativi al «tempo di parola», cioè i minuti in cui un politico parla direttamente (diversamente dal «tempo di notizia», quando cioè si parla di un politico o di un partito), l'«indicatore più sintomatico del gradi di pluralismo» in tv, secondo l'Agcom. Ebbene, nell'ultima settimana di marzo, già sotto par condicio, il tempo di parola del governo è risultato pari al 45,1% rispetto al tempo di parola concesso ai soggetti politico-istituzionali da Tg1, Tg2 e Tg3, al 29,2% nelle rubriche di approfondimento e al 18% dei programmi di informazione. Il più «renziano» dei tg Rai è risultato il Tg1, con il 47,4% del tempo di parola dato al governo in tutte le edizione del telegiornale, sempre nella settimana 22-28 marzo, seguito dal Tg3 (44%) e quindi Tg2 (41,7%).
Agli spazi del governo si aggiungono, nell'esposto all'Agcom, le presenze di Renzi o di singoli ministri nei talk show Rai. E qui si segnalano un Renzi ospite di Che tempo che fa il 9 marzo 2014, quindi a Porta a porta quattro giorni dopo, «senza contraddittorio - scrivono i grillini - e nonostante l'assenza di provvedimenti governativi in grado di giustificare quello spazio», quindi 25 minuti di intervista a Ballarò del 25 febbraio e poi due interviste, al Tg1 e al Tg2, sempre a fine marzo. Se si aggiungono poi anche le emittenti private (Mediaset, La7, Cielo, SkyTg24, Deejay Tv...) si evince che in due settimane Renzi ha parlato in tv per più di 68 ore. Poi ci sono i ministri. La più invitata in tv è Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, ospite di Unomattina e poi di Agorà ai primi di aprile, mentre il sottosegretario Delrio si è seduto sulla poltrona del salotto di Fabio Fazio, come prima il premier. Per questo il M5S chiede all'Agcom di «considerare con estremo rigore» le presenze in Rai del governo, e di ingiungere alla Rai «il ripristino immediato dell'equilibrio e della parità di trattamento tra i soggetti politici». Richiesta che Fico rivolge direttamente alla presidente della Rai, chiedendo di chiarire quando Renzi parli da premier e quando da segretario del Pd in campagna elettorale per le europee. Proprio l'intervento del presidente della Vigilanza, a supporto della polemica del M5S, provoca la replica dei piddini in commissione di Vigilanza: «A che titolo e su quale mandato - sostengono i deputati Anzaldi, Margiotta e Peluffo - il presidente della Vigilanza scrive alla presidenza Rai, sostenendo le tesi di una forza politica che per giunta è la sua. Siamo di fronte ad uno strappo istituzionale».
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