Scuola, l’ira Pd sulle assunzioni Ora è il governo a essere precario

Scuola, l’ira Pd sulle assunzioni Ora è il governo a essere precario

RomaNessuna stabilizzazione per i 10mila precari della scuola, nessuna tassa sulla birra e sugli alcolici, ma solo una vaga verifica triennale delle necessità di organico nella Pubblica istruzione. Le eventuali assunzioni saranno finanziate da incrementi delle entrate da Lotto e Superenalotto, a partire dal 2013, e comunque «nei limiti dei risparmi di spesa» previsti dalla manovra 2008 firmata da Giulio Tremonti. Salta anche la norma sull’assunzione dei presidi. Con questa ultima versione, il decreto semplificazioni è passato all’esame dell’aula della Camera.
Un compromesso che giunge dopo il parere «assolutamente contrario» del ministero dell’Economia all’assunzione dei precari. Ma che complica le relazioni fra governo e Pd, che della regolarizzazione dei precari della scuola aveva fatto una questione di bandiera. Lo sblocco delle assunzioni è difatti soltanto teorico e legato, appunto, più alle esigenze di bilancio che alla popolazione scolastica. Un testo diverso da quello caldeggiato dai Democratici, e che provoca polemiche. Balena la minaccia di non votare la fiducia sul maxi-emendamento che sarà presentato dal governo; ma è il vicesegretario Dario Franceschini a precisare che il Pd non ha mai pensato a non concedere la fiducia, pur aggiungendo che il governo non può dire «no» ad un voto parlamentare.
E difatti il malumore serpeggia nelle file democratiche. Secondo la responsabile scuola del partito, Francesca Puglisi, determinare gli organici in base ai risparmi e non in base alla popolazione scolastica «è un’idea inaccettabile». La Cgil scuola si prepara a scioperare, affermando che nulla è cambiato col governo Monti rispetto all’esecutivo di centrodestra. Ma quella sulla scuola non è l’unico intoppo nella strada dell’approvazione del decreto. Il governo, con il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, si oppone a una modifica al fondo di riserva per le gli imprevisti di Palazzo Chigi. «O cambia il testo in aula, o il governo lo modificherà con il maxi emendamento», minaccia Polillo. Contro il watchdog, il cane da guardia dei conti pubblici, si scaglia il Pd. «La minaccia del sottosegretario alla Commissione è inaccettabile, mi aspetto che il governo chiarisca», puntualizza Franceschini. Il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, conferma che la fiducia sarà votata sul testo uscito dalle Commissioni. Le operazioni cominciano oggi alle 12. Anche perché, secondo Stefano Saglia (Pdl) la questione del fondo di riserva «non è poi così dirompente, visto che elimina solo il meccanismo delle accise». In pratica si elimina l’automatismo grazie al quale il reintegro del fondo, se usato per fronteggiare una calamità naturale, avviene con un aumento delle accise sulla benzina.
Non si placa, intanto, la polemica sull’aumento di due punti Iva in ottobre. La conferma del viceministro Vittorio Grilli provoca una sollevazione fra commercianti e agricoltori. Secondo la Coldiretti, l’aumento dell’imposta costerà 1 miliardo alle famiglie, soltanto per la spesa alimentare. I consumi, già calati nel 2011 (-1,3%), si ridurranno ancora, impoverendo il settore agricolo. «È un autogol contro la crescita, con effetti drammatici sull’economia reale», afferma la Confcommercio. L’aumento dell’Iva significa una stangata da 400-500 euro a famiglia, calcolano le associazioni dei consumatori.

Ma il governo punta alla stabilità finanziaria, raccogliendo il plauso dell’agenzia di rating Standard & Poor’s: «Siamo sorpresi da quanto ha fatto l’Italia in pochi mesi», ammette il capo economista Jean-Michel Six.

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