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Scusate, la politica non è (ancora) un affare da cani

Spero che l'argomento del presente articolo non susciti irritazione nei lettori. Ai quali chiedo comprensione: amo gli animali, confondendoli col mio prossimo più prossimo. Insomma mi piacciono in misura maggiore di tante persone. Che ci posso fare? Nonostante ciò dichiaro: sono stufo marcio di leggere ogni giorno sui quotidiani articoli seri e semiseri sui cani (...)

(...) della politica, assurti ormai a protagonisti delle larghe intese, delle piccole pretese e delle grandi offese.
Calma. È vero che il Palazzo da qualche anno sembra un canile, ma non esageriamo ed evitiamo, ove fosse possibile, che diventi una canea o un canaio, l'è istess. Prendiamo Dudù. È un tenero botolo di cui ignoro la razza. Forse è un barboncino, ma chissenefrega. Se ne parla tanto perché scodinzola tra le gambe di Francesca Pascale, bella tusa di Silvio Berlusconi. Se, anziché guaire a Villa San Martino o a Palazzo Grazioli, abbaiasse nel tinello di mia zia Armida (sfido chiunque a trovare una zia che abbia questo nome: io, modestamente, ce l'ho), nessuno troverebbe alcunché da ridire.
I cani abbaiano o guaiscono e qualche volta rompono le scatole. Altro non fanno. Cosa vuoi aspettarti da loro se non una compagnia affettuosa e perfino gratificante? Non c'è anima di mia conoscenza che sia stata dileggiata perché possiede un barboncino con libero accesso in salotto. Chissà perché Dudù non può fare ciò che fanno tutti i suoi simili senza essere sfottuto dai cronisti intelligenti - cioè quelli progressisti - a cui pare strano o, peggio, stravagante che una guagliona napoletana e un ex presidente del Consiglio vogliano bene a un quadrupede di piccola taglia. Oh, negli ultimi tempi, i fogli iperdemocratici hanno dedicato più editoriali a Dudù che a Cicchitto (non me ne voglia) o a Cuperlo, il quale peraltro ispira buoni sentimenti alle signore almeno quanto i fox terrier. Sul bassotto non mi pronuncio perché non sia mai ch'io alluda a un ex ministro esperto di economia. Per l'amor di Dio, di querele ne ho già troppe, al punto che la mia fedina penale fa ribrezzo in confronto a quella di Vallanzasca.
In tanti anni che mi occupo mio malgrado di politica, non mi era mai capitato di constatare questo fenomeno: si discetta più di bastardi che di ministri e sottosegretari. Che tempi! Non si sa più a chi mettere il guinzaglio. Circolano anche parecchie foto del Cavaliere con il cane sulle ginocchia. I cronisti, stanchi di descrivere il presidente in compagnia delle olgettine durante le cosiddette cene eleganti, si sono buttati sulla sua cinofilia quasi che fosse una porcheria sessuale. Per favore, basta con queste insinuazioni gratuite. Consiglio agli scribi di regime a corto di idee di leggersi il libro di Antonio Capranica, Il romanzo dei Windsor, appena uscito per Sperling & Kupfer, che narra con linguaggio gentile le corna fatte e subite in tre secoli dai reali inglesi, dal quale si evince che nelle dimore dei regnanti inglesi si è scopato e si scopa ancor di più che in Brianza.
Certamente, lo stile è diverso, ma il numero delle corna è egualmente elevato e dimostra che il tradimento e l'erotismo affratellano i popoli e li rendono degni di un gemellaggio. Ma non di solo Dudù si nutre il gossip cinofilo. Non va dimenticato Empy, il cagnolino che Daria Bignardi depose tra le mani a Mario Monti convinta di fargli un dono gradito. A distanza di mesi dall'edificante episodio, si è appreso che l'ex premier tecnico non ha apprezzato l'omaggio canino e lo ha sopportato come una calamità, con rassegnazione. Egli, però, se l'è lo stesso portato in famiglia per la gioia della figlia e dei nipotini. Oddio, il professore bocconiano avrebbe dovuto risparmiarsi questa confidenza e dire ipocritamente di aver adottato il botolo con gioia senza svillaneggiare Daria. In fondo, meglio un cane in casa che un Casini all'uscio. Tuttavia confesso che se la signora Bignardi lo avesse rifilato a me le avrei morso un polso, non perché detesti il tipo di bestia in questione, bensì perché ho già tre gatti. I quali notoriamente sono di destra e non tollerano i cani. Per essere precisi, i mici sono socialisti - come diceva Trilussa - a digiuno, ma quando mangiano nella ciotola sono conservatori. Insomma, è una faccenda talmente delicata, quella dei cani e dei gatti, che è meglio non discettarne. Né sui giornali né in tv. Ripieghiamo sulla politica, che è noiosa, ma sempre meglio dei miao e dei bau. Michela Vittoria Brambilla permettendo.

segue a pagina 8

Bracalini a pagina 8

di Vittorio Feltri

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