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«Se chi abortisce si pente la Chiesa deve perdonare»

Continua a sorprendere, Papa Francesco. Nei suoi gesti. Le numerose telefonate, la lettera a La Repubblica, ora la prima intervista di Jorge Mario Bergoglio.
La concede al suo confratello padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, quindicinale dei gesuiti italiani. Un'intervista a tutto campo: dalla riforma della Curia al ruolo dei dicasteri vaticani, dall'aborto alle nozze gay fino alla questione spinosa dei divorziati risposati.
Nelle trenta pagine rilasciate alla rivista della Compagnia di Gesù c'è spazio anche per i racconti personali. Come quello del Conclave che lo ha fatto uscire Papa dalla Cappella Sistina. Il pontefice argentino racconta che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto il 13 marzo, ha «sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto», racconta padre Spadaro.
Ma chi è Bergoglio? È questa la prima domanda che pone il gesuita. «Sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta - afferma il Papa - sono un peccatore al quale il Signore ha guardato». Commenta anche la decisione di Benedetto XVI di lasciare il Pontificato: «Ha fatto un atto di santità, di grandezza, di umiltà», dice.
Poi va dritto al cuore dell'intervista. «Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto, ma bisogna cominciare dal basso», sottolinea con forza. «Sogno una Chiesa Madre e Pastora».
Uno stile e una gestualità, quelli di Papa Francesco, che sicuramente mostrano apertura e accoglienza, dialogo e confronto su tutti i temi. Ma, al contempo, nel contenuto, il primo Papa gesuita si pone in una linea di continuità con i suoi predecessori. Niente di nuovo, dunque, nel magistero e nella dottrina. Lo chiarisce lo stesso Pontefice, quando affronta il tema dell'aborto, del matrimonio omosessuale e dell'uso dei metodi contraccettivi. «Il parere della Chiesa lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione», sottolinea Francesco.
Per il Papa la risposta è una sola: misericordia. Se c'è pentimento, Dio risponde con il perdono. E Bergoglio chiede misericordia quando pensa alle donne pentite dopo l'aborto o quando pensa agli omosessuali. «La chiesa non vuole condannarli. Questa è anche la grandezza della Confessione: il fatto di valutare caso per caso, e di poter discernere quale è la cosa migliore da fare per una persona che cerca Dio e la sua grazia».
Ed ancora: «Il confessionale non è una sala di tortura - tuona il Papa - ma il luogo della misericordia di Dio». «Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l'edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte».
Nella Chiesa che sogna, il Papa chiede anche un ruolo maggiore per le donne. «È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa», mentre sulla riforma della Curia è chiaro: «La prima riforma deve essere quella dell'atteggiamento. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari di Stato».
Il Papa racconta anche di sé, del suo carattere. «Io sono un indisciplinato nato. Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Non sono stato certo come la Beata Imelda, ma non sono mai stato di destra». Infine, la lettura, l'arte, la musica. Racconta di amare Dostoevskij e Holderlin, di aver letto i Promessi Sposi tre volte e di averlo sul tavolo per rileggerlo. «Ammiro il Caravaggio: le sue tele mi parlano. In musica amo Mozart, mi riempie».
Infine, Bergoglio svela perché ha scelto di vivere a Santa Marta. «Senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».
L'intervista, che uscirà contemporaneamente su altre sedici riviste della Compagnia di Gesù in tutto il mondo, è stata rilasciata dal Papa, nel suo studio privato a Santa Marta, alla fine di agosto.

«Complessivamente abbiamo dialogato sei ore», ha racconta emozionato padre Spadaro.

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