Se il gioco si fa duro, Corona chiama mammà Davanti ai giudici si presenta con la famiglia

Quando il gioco si fa duro, i duri chiamano la mamma. «Sono assolutamente cambiato», dice ai cronisti che lo rincorrono con mille domande. In elegante completo blu, Fabrizio Corona appare più pacato dell'immagine che in altre occasioni ha dato di sè quando a tarda mattinata arriva al Tribunale di Sorveglianza di Milano poco prima di presentarsi davanti ai giudici che dovranno decidere se accogliere la sua richiesta di «saldare» il conto delle condanne definitive collezionate finora, un totale di 2 anni e 8 mesi, con l'affidamento in prova ai servizi sociali. Immutato, oltre al vezzo di sfoggiare occhiali da sole anche nei corridoi non certo luminosi del Tribunale (se li toglierà di fronte ai giudici), è l'orgoglio con cui parla del suo lavoro, un'attività per cui ha «trenta dipendenti» sottolinea e di cui elenca il fatturato. In Tribunale non è solo. Con lui c'è la mamma e uno dei due fratelli. E più tardi lo raggiunge anche Nina Moric, che con lui condivide ancora affetto e un figlio. L'ex fotografo dei vip, che non ha mai amato essere definito tale, saprà presto se il collegio (presidente Mariolina Panasiti) deciderà di accogliere la sua richiesta. Una domanda a cui lo stesso procuratore generale Antonio Lamanna ha dato parere favorevole, ritenendo che vi siano i requisiti tecnici, tra cui appunto un domicilio e un lavoro. E proprio di questo Corona ha parlato anche con i magistrati.

Nel corso dell'udienza ha spiegato loro come si sviluppa la sua attività, a volte anche attraverso ospitate e ha chiesto in sostanza che le prescrizioni in termini di orari possano essere decise anche in considerazione di ciò.

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