Cronache

Se l'ecomostro è a norma di legge

Villette abusive abbattute sulla spiaggia di Realmonte che doveva diventare patrimonio Unesco, ma ora nello stesso punto ne spuntano 25 autorizzate

Se l'ecomostro è a norma di legge

Lì dove c'era l'ecomostro fuorilegge oggi sta sorgendo l'ecomostro a norma di legge. Perfettamente legale. Benché sempre di ecomostro si tratti. Ma vuoi mettere la soddisfazione di sostituire l'ecomostro «cattivo» (a misura di politico modello-Cetto La Qualunque) con l'ecomostro «buono» (a misura di vip modello-Briatore)? Stiamo parlando della Scala dei turchi, l'incantevole falesia di marna bianca a picco sulla spiaggia di Realmonte (Agrigento) candidata a diventare patrimonio dell'Unesco.

Peccato solo che un potenziale patrimonio dell'Umanità, «impreziosito» da 25 lussuose villette, non si è mai visto nella storia dei patrimoni dell'Umanità. Costruzioni a 5 stelle per inquilini esclusivi (in lista d'attesa ci sarebbero campioni come Totò Schillaci e Vincenzo Montella, più qualche imprecisato ministro berlusconiano) che da qualche giorno sono in costruzione proprio sulle macerie di altre villette abbattute appena due mesi fa. Una storia che vale la pena di essere raccontata per quanto è emblematica di certe cose «all'italiana».

Fino maggio scorso su quelle stesse rocce a strapiombo sorgevano gli scheletri in cemento delle «villette degli assessori», così definite - racconta il sito blogsicilia.it - perché nei primi anni '90, «con uno strumento urbanistico ormai scaduto, in violazione del vincolo paesistico», alcuni assessori rilasciarono a se stessi una serie di concessioni edilizie per realizzare le «loro» palazzine in riva al mare». L'ecomostro «cattivo» si trovava in una baia di grande suggestione, che per la sua bellezza naturalistica è stata al centro delle mire speculative di un gruppo di politici e di imprenditori, denunciati e condannati dopo la pubblicazione di un dossier di Legambiente.

Le palazzine dello scandalo erano a poca distanza dalla Scala dei turchi, sempre nel Comune di Realmonte, dove il 6 giugno scorso le ruspe hanno buttato giù lo scheletro di 6 mila metri cubi che da 24 anni deturpava la costa. Tutto risolto quindi? Quell'angolo di paradiso è stato restituito alla natura selvaggia? Macché, qui di selvaggio c'è solo l'appetito speculativo. E allora vai con la costruzione dell'ecomostro «buono»: quello cioè formato dalle 25 villette de luxe perfettamente autorizzate da timbri e controtimbri apposti a regola d'arte dagli uffici competenti.

Ma Legambiente e MareAmico non si rassegnano allo scempio e denunciano: «Le fondamenta delle villette sono spuntati come funghi. Dopo la nascita dell'obbrobrioso Infopont nell'area posteggio di Porta V, sta nascendo ora un nuovo brutto fratellino». Per la precisione 25 «fratellini» che secondo la holding che sovrintende all'operazione immobiliare rilanceranno il turismo della zona, e che invece secondo gli ambientalisti l'affosseranno. Nell'attesa di scoprire chi avrà ragione, i lavori sono appena cominciati: la strada d'accesso si è trasformata in un maxi cantiere a cielo aperto.

Nonostante il progetto preveda la realizzazione delle villette proprio a ridosso della falesia (la costa rocciosa, con le tipiche pareti perpendicolari al mare) anche la Soprintendenza ha dato l'ok a ruspe e gru. E dire che proprio Legambiente aveva emesso due mesi fa il più entusiasta dei comunicati: «Quello che arriva dalla Sicilia con gli abbattimenti delle “villette degli assessori“ di Realmonte è un segnale di notevole importanza. Le ruspe stanno mettendo la parola fine a una pagina nerissima della speculazione edilizia sull'isola, una vera e propria aberrazione frutto di una scelta politica precisa, che prevedeva che tutta la spiaggia di lido Rossello venisse cementificata, mare compreso».

E ora si ricomincia.

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