Politica

Se il prosecco sconfigge lo champagne

Il «Sorpasso» degli anni Sessanta è un bellissimo film girato fra Roma e la Toscana, il Sorpasso di questi anni Dieci è ambientato in Veneto e almeno per noi bevitori non è meno entusiasmante: sto parlando dell'ormai ufficiale sorpasso del prosecco sullo champagne. Dal punto di vista produttivo e non da quello del fatturato, ovvio, ma anche la forbice dei prezzi si sta chiudendo, nei supermercati francesi sono stati recentemente avvistati champagne di qualche nome sotto i dieci euro, una bottiglia addirittura a 7,78, e questo significa che i produttori d'Oltralpe stanno accettando di ridurre drammaticamente i margini pur di non perdere altre quote di mercato. Fra i due litiganti il consumatore gode, è lui il vero beneficiario della battaglia dei prezzi e oggi può finalmente scegliere non in base al proprio portafoglio ma al proprio gusto. Il prosecco si vende innanzitutto perché piace, i concorrenti si rassegnino. Gianluca Bisol, il più dinamico dei prosecchisti, risponde al telefono (...)

(...) con voce esultante e subito esclude che l'unico fattore di successo sia la convenienza: «Se fosse solo una questione di prezzo, il Cava spagnolo, che in Paesi come il Belgio viene venduto a 2 euro, ci avrebbe superato di gran lunga. È semmai una questione di qualità/prezzo». L'espressione qualità/prezzo non la posso soffrire perché usatissima su TripAdvisor per esaltare orrendi mangifici dove si mangia molto e si spende poco, ma stavolta ci sta tutta. Per decenni, forse per secoli, i prezzi dello champagne non hanno avuto nessuna onesta relazione con la realtà del prodotto, preferendo fornicare con la leggenda. Marche famose, etichette che si riconoscono lontano un chilometro mi hanno procurato i peggiori bruciori di stomaco. Sono diventato un patriota anche dal punto di vista enologico, non solo politico, perché l'esterofilia mi faceva male alla salute, altroché. Mi è capitato molto di rado di dover riconoscere l'eccellenza di uno champagne ed erano sempre bottiglie di prezzo spaventoso, gentilmente offerte da amici danarosi e sperperoni. Acidità e liquidità a parte, ne faccio inoltre una questione organolettica: io sono strano, sono un eccentrico, lo so, e mi piacciono i vini che sanno di uva mentre champagne e simil-champagne sanno più che altro di lieviti che a dirla tutta sono dei funghi, e mica porcini di Borgotaro ma saccaromiceti, bleah. Mentre il prosecco sa appunto di uva prosecco (o glera, come preferiscono chiamarla adesso) che è una varietà dai sentori floreali e dev'essere questo uno dei motivi per cui piace tanto alle donne. Poi è ovvio che gli snob, categoria alla quale non nego di appartenere, storcano il naso davanti a certi numeri troppo democratici: 330 milioni di bottiglie! Con una previsione di ulteriore crescita per le annate 2014 e 2015! Ma il prosecco è bello perché è vario e sotto la comune dicitura c'è posto per i più diversi stili di bevuta, per le masse e per le nicchie: lo spritz per i semi-astemi, le bottiglie più semplici per gli aperitivi dei ragazzi e poi, salendo di prezzo e di quota altimetrica, i prosecchi di Primo Franco da vigneti che sembrano giardini, il Vecchie Viti dell'azienda Ruggeri ricavato da piante secolari, e l'ultimo nato di casa Bisol, il Cartizze Private in edizione numerata che costa come uno champagne di quelli buoni. Costa molto meno ma da un certo punto di vista è ancora più estremo il Prosecco Tranquillo (avete capito bene: un prosecco fermo) di Gregoletto, che è il mio preferito anche perché fuori dalla zona di produzione non lo conosce nessuno, è uno dei segreti veneti meglio conservati, fate finta che non ne abbia parlato. Sono contento di avere scritto questo articolo perché non capita spesso di riuscire a dare buone notizie e questa del sorpasso prosecco/champagne è tutta uno spumeggiare di elementi positivi, un soprassalto di identità nazionale e regionale, di prosperità anticrisi, di tradizione capace di innovarsi e perpetuarsi, di gioia di vivere...
Adesso però aspetto il sorpasso del chinotto sulla Coca-Cola.

segue a pagina 21

di Camillo Langone

Commenti