Se le toghe vanno avanti vorrà dire che arriverò a 12 a 0

Se le toghe vanno avanti vorrà dire che arriverò a 12 a 0

Milano«Io quelle carte le ho lette bene. E arrivato in fondo le ho rilette. Tutto qua? Io sono indagato per corruzione, ma dov'è l'atto corruttivo? Qui la corruzione la ghe minga». Non c'è. Il volo di ritorno da Roma dove era convocato per un'audizione al Senato è servito al governatore Roberto Formigoni per organizzare la sua difesa dopo l'avviso di garanzia e l'invito a comparire notificatogli alle 13,25 dalla procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione Maugeri. «Non ho assolutamente nulla da temere», ha assicurato Formigoni davanti al plotone di giornalisti e telecamere che lo aspettavano all'undicesimo piano di Palazzo Lombardia. «Ero già stato io - racconta - ad offrirmi ai magistrati. Sono stati loro a non volermi sentire. Avevano detto che non era necessario». Ora parla di «soliti episodi già dimostrati falsi», perché «non è reato essere ospite di una cena organizzata per le sue relazioni personali da Daccò al Meeting di Rimini e a cui partecipano cinquanta persone o essere ospite su una barca». Perché, e lo ripete più volte, «l'unico eventuale reato è la corruzione e qui di corruzione non ce n'è». Anche se di Pierangelo Daccò le carte dell'inchiesta sembrano dire fosse un faccendiere specializzato nello sbloccare i fondi regionali destinati alla sanità. E qui Formigoni si difende con i numeri. «Ai magistrati posso dimostrare che nemmeno un euro di denaro pubblico è andato buttato, perché le risorse date agli enti pubblici in Lombardia raggiungono l'85 per cento. E dunque solo il 15 per cento finisce ai privati che invece rappresentano il 30 per cento della sanità lombarda». E ricorda come «sarà molto facile chiarire che le delibere riguardanti le “funzioni tariffabili” (quelle su cui ci potrebbero essere state le irregolarità alla Maugeri, ndr), interessano l'intero sistema sanitario lombardo, cioè una miriade di strutture sanitarie che sono state trattate tutte allo stesso modo. E che se avessero riscontrato squilibri, li avrebbero sicuramente denunciati». Una difesa che sembra già ben organizzata. E, infatti, Formigoni annuncia la sua disponibilità ad andare a Palazzo di giustizia. Anche se probabilmente non già sabato, così come richiesto in un primo momento dai pubblici ministeri.
Sul piano politico è da notare l'immediato appoggio della Lega. Lontani gli attacchi di gennaio di un Umberto Bossi in campagna elettorale, ieri in suo appoggio sono arrivate le parole di Andrea Gibelli. «Sono tutti fatti già noti - ha spiegato il vicepresidente leghista della Regione - La posizione della Lega non cambia, qui dobbiamo continuare a governare nell'interesse dei lombardi». Con la giunta di ieri che ha stanziato altri 100 milioni di euro per i terremotati. E da notare c'è che la solidarietà dell'alleato e il nuovo attacco dei magistrati hanno spinto Formigoni a fare un passo in più. Annunciando un rilancio che da molto tempo non gli si sentiva fare. «Io non mi dimetto. Il mio mandato va fino al 2015, ma in un momento così drammatico per il Paese e di rinnovamento per la politica, il 2013 sarà un passaggio fondamentale». Finalmente l'annuncio di una candidatura romana? «Valuterò con il mio partito». Questa volta molto più che un desiderio.

E la certezza di sapere già come andrà a finire quest'ennesima vicenda in cui s'abbracciano giustizia e politica. «Se, e dico se, i magistrati riusciranno a formulare con fatica un atto di rinvio a giudizio, andremo fino in fondo. Per ora contro di loro sono undici a zero. Vorrà dire che arriverò a dodici».

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