RomaMentre al Senato la Giunta per il regolamento abbatte il voto segreto, alla Camera si arena il decreto sulla Scuola, fiore all'occhiello del ministro Carrozza, accompagnato da grandi annunci sulla assunzione dei nuovi insegnanti di sostegno.
E invece ieri seduta a singhiozzo, banchi Pdl vuoti, scontro sulle coperture, impossibilità di andare avanti. Tutto rinviato, col governo disperatamente intento a mediare dentro la sua maggioranza per trovare un accordo. «Ecco - allarga le braccia sconsolato un lettiano del Pd - questo è il rischio cui andiamo incontro, con lo scontro sulla decadenza di Berlusconi e la bella pensata di forzare sul voto palese: logoramento, impasse, maggioranza in pezzi, impossibilità di prendere decisioni in Parlamento. E tra poco inizia la via crucis della legge di Stabilità...».
C'è grandissima preoccupazione, nell'ala governativa del Pd, per i contraccolpi che lo strappo a maggioranza con cui ieri si è imposto il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi potrebbe avere sulla stabilità del governo. E la cosa curiosa è che quello strappo trova pochi sostenitori nella base parlamentare democrat. A dirlo apertamente è Peppe Fioroni, che arringa i colleghi di partito post-Ds: «Sapete cosa disse Natta alla Iotti, che voleva limitare l'uso del voto segreto? 'Se abdichiamo alla difesa di questo principio quando si tratta di persone, dimostriamo che come parlamentari non rispondiamo alla nostra coscienza, ma ai nostri partiti'. Con la scelta dei nostri al Senato stiamo facendo un gran regalo a Berlusconi, che potrà gridare all'esecuzione politica, e un passo indietro nella difesa della democrazia». Poi Fioroni lancia una frecciata anche a Matteo Renzi, che martedì aveva auspicato il voto palese sul caso del Cavaliere: «Con questa scelta ha vinto il partito del danno e l'inedito asse Renzi-Berlusconi. Sarà pure vero che il Pd cambia verso, ma sempre a sbattere contro il muro andiamo». E un ex Ds gli replica: «La prima volta che Berlusconi ha ragione, noi riusciamo a dargli torto».
Ma non è l'unico, Fioroni, a nutrire forti perplessità sulla scelta imposta al Senato dal capogruppo Pd Zanda. «Il voto segreto sulle persone è un principio che andava difeso, invece di arrendersi alla propaganda grillina. Ci sono mancate le palle, in questa storia», sospira il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia. Il senatore democrat Salvatore Margiotta, renziano e garantista, twitta desolato, a pochi minuti dalla decisione della Giunta: «Credo (solo io nel Pd?) che il voto segreto fosse la scelta migliore, e un sì compatto alla decadenza. Questo è un errore che pagheremo a caro prezzo». Confida «molte perplessità» il franceschiniano Garofani: «Se la preoccupazione era la tenuta del gruppo nel segreto dell'urna, si potevano trovare mille espedienti per riconoscere il voto, come abbiamo fatto anche qui alla Camera in altre occasioni. Comunque sarebbe stato meglio che forzare il principio del voto segreto». Contrario alla scelta del voto palese è il bersaniano Nico Stumpo: «Ero contro fin dall'inizio, e lo ho detto pubblicamente. Evidentemente ha prevalso la paura del trappolone che i Cinque Stelle avrebbero potuto giocarci nell'urna, salvando Berlusconi per poi dare la colpa a noi. Conoscendoli, sarebbero stati capaci di farlo».
Antonello Giacomelli spera che, se non altro, ora si acceleri «il chiarimento nel Pdl, e la nascita dei nuovi gruppi». Ma Enzo Amendola è pessimista: «Mi chiedo se così non stiamo rafforzando chi vuol buttare tutto all'aria».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.