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Una serie di capitali depositati in Costa Rica. Tra gli amministratori la cognata del comico

RomaHa avuto l'onore di essere presentato sul palco del padre di tutti i meet-up, la manifestazione preelettorale di piazza San Giovanni, come «un ragazzo formidabile». «Sta con me, fa la logistica, mi protegge, ha tutto sotto controllo», disse Beppe Grillo quel 22 febbraio, prima dello tsunami elettorale, di Walter Vezzoli, suo autista e tuttofare.
A cui ora è intestata la prima seria grana del comico genovese dopo che questi è diventato il leader del primo partito italiano alla Camera. Presumibilmente il primo di una lunga serie di attacchi giudiziari secondo il trattamento Berlusconi.
La storia la tira fuori oggi L'Espresso. Il settimanale del gruppo De Benedetti racconta che a Vezzoli, 43 anni, uomo-ombra del comico genovese da almeno dieci anni e la stessa acconciatura disinvolta che sembra il marchio di fabbrica del «cerchio magico» di Grillo, sarebbero intestate tredici società in Costa Rica, Paese inserito nella lista nera dei paradisi fiscali. Le tredici società avrebbero lo scopo di «compiere operazioni immobiliari, investimenti, costruzioni, incluso il progetto per un resort di lusso». Quattro di queste società in particolare risultano immatricolate con la formula della sociedad anonima, una formula giuridica che in base alla legislazione della Repubblica centroamericana «consente di proteggere l'identità degli azionisti». Per questo, si legge nell'articolo «non è dato sapere chi abbia finanziato queste iniziative».
Ma non c'è solo Vezzoli implicato in questa storia che forse non riveste profili penali ma certo imbarazza il profeta del «mandiamoli tutti a casa». Dalle carte in possesso dell'Espresso emergerebbe anche «che tra gli amministratori compare, insieme a Vezzoli, Nadereh Tadjik, ovvero la cognata di Grillo, la sorella di sua moglie Parvin, di origini iraniane.
Nella Armonia Parvin SA, guarda caso stesso nome della signora Grillo, la presidente Nadereh Tadijk e il segretario Vezzoli sono affiancati da un terzo amministratore, un italiano residente in Costa Rica che si chiama Enrico Cungi».
Altro personaggio interessante, questo. Cungi, infatti, nel 1996 fu arrestato proprio in Costa Rica per una storia di narcotraffico e, una volta estradato in Italia, trascorse tre mesi nel carcere romano di Rebibbia.
«A che cosa serve questa costellazione di società, dotate per altro di capitali sociali minimi, non più di 10mila dollari ciascuna? Difficile dare una risposta precisa visto che l'oggetto sociale indicato nelle carte appare a dir poco ampio», si chiede l'articolo dell'Espresso.
A peggiorare tutto il fatto che il livello di trasparenza delle informazioni societarie in Costa Rica è tra i più bassi al mondo.


Di certo si sa soltanto che una delle società targate Vezzoli-Tadijk ha in cantiere un progetto ben preciso: si tratta di un resort extra lusso da 30 ettari chiamato Ecofeudo che dovrebbe essere costruito sulle colline della baia Papagayo, una delle zone turisticamente più appetibili del Paese caraibico.

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