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Sette mesi in galera ma l'accusatore era uno squilibrato

L'odissea di Ambrogio Crespi, fratello del sondaggista Luigi, nei guai per le frasi di un mitomane. I periti: "Ha gravi problemi psichiatrici"

Sette mesi in galera ma l'accusatore era uno squilibrato

È uno strano processo, anche perché è un processo che nessuno vuole fare. La Procura aveva ottenuto il rinvio a giudizio davanti al tribunale, ma l'anno scorso il tribunale decise che essendoci di mezzo anche un sequestro, non era di sua competenza. Dovrebbe ripartire davanti alla Corte d'assise, il prossimo 8 maggio, ma le difese temono che neanche la Corte vorrà occuparsene, e a quel punto a sbrogliare il caos sarà la Cassazione. Nel frattempo, la conseguenza è che Ambrogio Crespi, che si è fatto sette mesi di galera, non ha davanti a sé un giudice cui chiedere di essere prosciolto seduta stante, come il codice prevede quando la dissoluzione della prova è evidente.

Che la prova si andasse dissolvendo, a dire il vero, si poteva intuirlo già da molti mesi, quando Eugenio Costantino - unica attività nota, un negozietto di oro usato, promosso sul campo a faccendiere della 'ndrangheta - aveva spiegato ai pm di essersi inventato tutto. «Ho iniziato all'età di sedici anni a millantare su tutta la mia vita. Il motivo non glielo so dire. Non ero contento della mia vita e mi sono creato una identità parallela. Dicevo di essere un commercialista, avvocato, architetto, ingegnere. È qualcosa di insito nella mia natura. Nell'ultimo periodo mi sono vantato di essere 'ndranghetista». Tra le bubbole inventate per farsi bello, Costantino aveva citato proprio quella sui voti che Crespi avrebbe raccolto per conto della 'ndrangheta per l'assessore Zambetti: «Dato che ormai Zambetti era stato eletto, a cose fatte mi davo una certa importanza. La storia dei voti procurati da Crespi Ambrogio a Zambetti me la sono inventata di sana pianta. È il mio modo di essere, io mi vanto con tutti, con mio padre, con il mio migliore amico. Sono fatto così. Ho inventato la storia dei napoletani e dei capi condomini conosciuti da Crespi Ambrogio».

Il giorno dopo la pubblicazione di quei verbali, Crespi si aspettava di essere liberato su due piedi. Invece dovette attendere ancora quattro mesi, nel «repartino» del carcere di Opera. Poi, nonostante la ritrattazione di Costantino, è arrivato il rinvio a giudizio, anche se davanti ai giudici sbagliati. E ora ecco il deposito della perizia psichiatrica che porta il giudice a scarcerare Costantino: non è un boss della 'ndrangheta ma uno con «gravi problemi psichiatrici», così evidenti da rendere incompatibile col suo stato di salute la permanenza in galera. D'altronde il 12 marzo scorso un'altra vittima delle fanfaronate di Costantino, l'ex presidente del consiglio comunale di Milano Vincenzo Giudice, era stato prosciolto su richiesta della stessa Procura.
E la cosa straordinaria è che per capire che i voti di cui Costantino cianciava esistevano solo nella sua fantasia, bastava guardare i flussi elettorali a favore di Zambetti nei diversi collegi: compresi quelli dove secondo l'accusa Costantino raccattava voti malavitosi.

«Nessuno spostamento significativo», scrisse Roberto D'Alimonte: lo stesso studioso di flussi elettorali che ha poi firmato l'Italicum di Matteo Renzi.

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