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Lo sfogo di Berlusconi: "Mai fatto nulla di male ma processato 136 volte"

Dal ’94 l’assalto giudiziario al leader di Fi "Diecimila ore per preparare le udienze"

Lo sfogo di Berlusconi: "Mai fatto nulla di male ma processato 136 volte"

I sorrisetti ironici e il clima elettrico me li ricordo benissimo. È il 13 dicembre 94 e Silvio Berlusconi, da pochi mesi premier, viene interrogato dal Pool Mani pulite. Il pensiero generale è evidente: scacco matto, game over, sipario sulla breve stagione del leader di Forza Italia, travolto dalle tangenti pagate alla Guardia di finanza e messo ko da un avviso di garanzia, tecnicamente un invito a comparire, recapitato direttamente in edicola dal Corriere della sera nel corso di un summit internazionale a Napoli. Alla presenza dei grandi del mondo. Quasi ventinove anni dopo, il 15 febbraio 2023, il Cavaliere viene assolto nel processo Ruby ter: non è più il presidente del consiglio ma è sempre uno dei personaggi più influenti della politica italiana. È sopravvissuto a grappoli di processi, che riempiono collezioni intere di giornali e biblioteche di saggistica. Si può anzi dire che questi interminabili procedimenti abbiamo segnato, con i loro nomi, una stagione della vita tricolore: Sme, Lodo Mondadori, Macherio, All Iberian 1 e 2, Medusa, corruzione dell'avvocato David Mills, consolidato Fininvest, Ruby uno e Ruby ter, un elenco chilometrico e scoraggiante che qualcosa dice sulla torsione della nostra vita democratica. «Ho subito - spiega il Cavaliere il giorno dopo l'assoluzione - 136 processi per un totale di 3672 udienze: mettendole in fila, si avrebbe un processo infinito, per dieci anni, senza soste neppure a Natale. Non mi hanno mai colpito dentro, perché so di non aver fatto nulla di male, ma ho dedicato alla preparazione delle udienze diecimila ore e tantissimi sabati e domeniche pomeriggio». La stagione dei processi comincia nel '94, sulla coda di Mani pulite, mentre Di Pietro taglia silenziosamente la corda. Poi nel '95 compare sulla scena Stefania Ariosto, il teste Omega, che racconta di pacchi di banconote passate di mano per corrompere i giudici di alcuni delicatissimi processi e nel 2010 è la volta di Ruby, delle Olgettine, di Nicole Minetti, l'igienista dentale, e del bunga bunga che fa il giro del mondo. Ma questo, per grande sintesi, perché il percorso giudiziario del Cavaliere è molto più articolato, accidentato, complesso. E naturalmente accompagnato da scontri furibondi in Parlamento e nel Paese. È la guerra dei trent'anni che potrebbe finire ora, ma anche no perché l'assoluzione dell'altro ieri - che poi è la terza del filone Ruby ter dopo Siena e Roma e la quarta conteggiando il Ruby uno - potrebbe essere impugnata in appello, dopo la lettura delle motivazioni. Insomma, sarcasmi a parte, ci vorrebbe un'enciclopedia per raccontare tutta questa storia che mischia letteratura giudiziaria e cronaca politica e che ha due risvolti drammatici: il processo Ruby porta con la crisi dello spread alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi nel 2011, la condanna per frode fiscale, l'unica definitiva, oggetto di ricorso a Strasburgo e pure del «pentimento» di uno dei giudici del collegio, è la causa della cacciata del Cavaliere dal Senato il 27 novembre 2013. Un'altra data, come quel 13 dicembre '94, senza ritorno e invece Berlusconi riesce a riemergere anche da quel crepaccio. E poi ci sono gli incartamenti che riguardano Cosa nostra e i mandanti esterni delle stragi che scompaiono e ricompaiono come i fiumi del Carso, fra un'archiviazione e una riapertura d'indagine, come è ora a Firenze per la coppia Berlusconi - Dell'Utri. E anche qui è difficile capire come il Cavaliere sia di volta in volta complice dei boss ma anche vittima delle loro tentate estorsioni. Insomma, un panorama obiettivamente incredibile che abbraccia mezzo codice penale. «Credo sia un record assoluto certamente in Italia e probabilmente nel mondo - aggiunge il Cavaliere -. Non oso dire quanto mi è costato tutto questo e a quanto ammontano le parcelle dei 105 avvocati e dei 30 consulenti di parte che ho dovuto impiegare. Farebbe - è la conclusione - troppa impressione». Ma fa impressione anche questa intricata geografia dibattimentale davvero unica in Occidente.

Uno sfregio, comunque la si voglia giudicare, alla nostra democrazia.

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