Ricordate la teste Omega? Forse no. Stefania Ariosto, la prima donna e la prima pentita della lunga storia di tradimenti e delazioni che accompagna la vicenda politica di Berlusconi. Naturalmente se l'era trovata in casa, compagna di Vittorio Dotti, avvocato e capogruppo dei deputati di Forza Italia alle sue origini. Fu l'Ariosto a raccontare di aver visto Cesare Previti seduto su mazzi di banconote con i quali corrompere i giudici.
Fu subito ritenuta attendibile, ma c'era qualcosa di stonato, di iperbolico, nel suo racconto: denunciò il furto di una statuetta antica di porfido, del valore di 200 milioni di lire; io dimostrai, inascoltato, che essa era una copia recente, di valore non superiore ai 2 milioni di lire. Gli inquirenti non aspettavano altro. E la pentita fu subito santificata.
Oggi si scopre che avevo ragione, che l'Ariosto aveva una inclinazione a millantare, confermata dalla polizia e dalla magistratura. Ha denunciato di essere stata assalita e rapinata per strada a Campione d'Italia con il furto della borsa e di circa 40mila euro. Ma nella strada in cui è stata compiuta la rapina, a Campione, c'erano le telecamere, che hanno ripreso l'azione. Il filmato è eloquente: si vede l'Ariosto che butta la borsa oltre la siepe, in perfetta solitudine. Nessuna aggressione, nessuno scippo.
Andrebbe studiato perché Berlusconi si circondi di persone così pronte al tradimento e alla menzogna. D'altra parte, anche quelli a cui ha dato fiducia nel partito mostrano la stessa inclinazione.
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La furia con cui le amministrazioni si avventano sugli edifici storici testimonia una ignoranza desolante. Anche gli edifici più poveri, nelle piccole comunità, sono custodi della memoria. Come era stato minacciato a Busca, si demoliscono architetture storiche nelle quali sono trascorsi il tempo e la vita delle popolazioni. Tocca ora a Variano, in Comune di Basiliana, dove l'amministrazione comunale ha deciso di abbattere l'ex macelleria. L'edificio, la cui forma attuale è della prima metà del 1800, è in realtà molto più antico: alcuni documenti indicano che già nel XVI secolo l'edificio veniva usato come Casa del Comun, dove gli abitanti della zona si riunivano per discutere di ogni questione pubblica. Ha ragione Oliviero Toscani: «Questa demolizione è assurda e incomprensibile. Questa prima che un'architettura storica è un'architettura umana e demolirla sarebbe un gesto umiliante per la città.
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di Vittorio Sgarbi
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