
Un appello alla città lo lanciano Daniele Farina storico militante e portavoce del Leoncavallo e Marina Boer presidente dell'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, cui è stato notificato il centesimo e oltre avviso di sfratto per il 9 settembre. All'ombra delle torri di Greco, ieri mattina è stato eseguito lo sfratto del centro sociale che dal 1994 occupa l'ex cartiera di proprietà della famiglia Cabassi. E da qui ora si leva la chiamata alle armi per la difesa dello spazio: alle 18 di ieri l'assemblea pubblica che ha annunciato una manifestazione nazionale per il 6 settembre. Oggi il centro sociale «nemico pubblico numero uno» come lo aveva bollato l'allora vicesindaco Riccardo De Corato, è diventato un signore di mezza età, come ricordano i compagni sul sito e sulle magliette che sfoggiavano ieri. E ne ha viste di tutti i colori... Nasce il 18 ottobre 1975 su un'area dismessa di 3.600 metri quadri al Casoretto in via Leoncavallo 22 con l'occupazione di collettivi antifascisti, Lotta continua e Avanguardia operaia. Qui militavano Fausto Tinelli e Lorenzo Iaio Iannucci, impegnati in un'inchiesta sullo spaccio di eroina nel quartiere e ammazzati il 18 marzo 1978. La città si mobilitò, 100mila persone a gremire piazza Duomo: una ferita ancora aperta, tanto che l'indagine sulla loro morte è stata riaperta e il presidente del Senato Ignazio La Russa li ha ricordati nel suo discorso di insediamento. E le madri di Fausto e Iaio che avevano dato vita al gruppo «mamme del Leoncavallo», impegnandosi nella lotta contro l'eroina che aveva invaso la città.
Nel 1989 lo sgombero, ordinato il 16 agosto dall'allora sindaco socialista Pillitteri, che scatenò una reazione violentissima in città, poi il passaggio in via Salomone e la nuova occupazione in via Watteau nel 1994. Il Leoncavallo diventa punto di riferimento nazionale per gli altri centri sociali, per la cultura underground e per la musica indipendente. È allora che un giovanissimo Matteo Salvini, nel suo primo intervento in consiglio comunale li difende, forte della sua frequentazione: «Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi», assicurando al suo sindaco Formentini che i leoncavallini «non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga».
Il centro sociale tira dritto con le sue attività, la cucina popolare, le lezioni di italiano per stranieri e l'accoglienza agli immigrati, gli innumerevoli concerti, le liti con gli abitanti del quartiere, l'attività politica antagonista, la festa della semina e del raccolto, fino all'incursione di Vittorio Sgarbi nel 2008, assessore della giunta Moratti, una notte d'estate. Rimasto folgorato dai graffiti, lo battezza «la cappella Sistina della modernità». Scoppia il caso politico in giunta e la richiesta di vincolo al ministero che viene effettivamente messo sui muri di «Daun taun» ovvero il seminterrato. Poi le giornate per l'arte contemporanea in via Watteau, la mostra Street art al Pac, la cacciata di Sgarbi dalla giunta per altri motivi. Con l'avvento degli arancioni e del sindaco Pisapia, nel 2011 si cerca di legalizzare il centro sociale in chiave «urbanistica» con uno scambio di aree tra il Comune e i Cabassi: Palazzo Marino avrebbe ceduto l'ex scuola abbandonata di via Zama, mentre le mamme antifasciste sarebbero rimasta in via Watteau, mettendosi in regola e versando l'affitto. La cosa non va in porto per l'ostruzionismo in consiglio comunale di Basilio Rizzo. Ma già dal novembre 2004 il tribunale aveva imposto agli occupanti di lasciare l'immobile. Cosa che di fatto non avverrà mai.
Ecco quindi lo sgombero di ieri, dopo che la sentenza della Corte d'appello del 2024 ha imposto al Ministero dell'Interno un risarcimento di 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi per i mancati sgomberi. Somma che è stata recentemente pagata, con rivalsa sulle Mamme antifasciste che hanno lanciato una «Colletta di resistenza».
Nel frattempo anche il sindaco Sala aveva aperto una trattativa per dare agli autonomi un capannone abbandonato da bonificare a Porto di Mare. Il bando per l'assegnazione dello spazio pubblico avrebbe dovuto partire il 15 luglio, alla vigilia della richiesta di 6 arresti per l'inchiesta sull'urbanistica. Gli scherzi del destino...