Disco rosso per il Ponte sullo Stretto. La Corte dei Conti nega il visto di legittimità alla delibera Cipess 41/2025, seduta del 6 agosto, sul «Collegamento Stabile tra la Sicilia e la Calabria». Le motivazioni della sentenza sullo stop saranno depositate entro 30 giorni. La Corte avrebbe ravvisato gravi profili di illegittimità nella delibera del Comitato interministeriale per le grandi opere che il 6 agosto aveva approvato il progetto definitivo. L'ufficio di controllo aveva infatti chiesto di «deferire» la delibera in «sede collegiale», ritenendo «non superati i dubbi di legittimità emersi». Dopo l'immigrazione, ora tocca alle opere pubbliche diventare un nuovo fronte di guerra tra giudici e governo.
La premier Giorgia Meloni non arretra: «La mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess è l'ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento. Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati per l'adunanza di oggi - sottolinea il leader Fdi sui social - per avere un'idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l'avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l'esistenza dei computer». Poi l'affondo finale: «La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato e prossime all'approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l'azione di governo, sostenuta dal Parlamento».
«Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare. Quella sul Ponte dello Stretto da parte della Corte dei Conti è una decisione che mi lascia esterrefatto e che arriva alla vigilia dell'ultimo voto in Parlamento per realizzare la riforma della giustizia», tuona il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani.
Lo stop è una doccia gelata anche per il vicepremier Matteo Salvini che a caldo commenta: «È un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico. Non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora su un progetto auspicato perfino dall'Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord. Andiamo avanti», conclude il ministro dei Trasporti.
Il magistrato delegato Carmela Mirabella aveva evidenziato una lunga serie di dubbi. A partire da quelli sulla competenza dell'organo che ha deliberato il via libera, il Cipess, ritenuto un organismo che ha agito in modo «politico»; sulla coerenza tra il quadro economico e le coperture pluriennali e poi sul rispetto delle norme ambientali e sulle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale, passando per il mancato coinvolgimento in fase di valutazione del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell'Autorità dei Trasporti. «La politica si è sostituita ai soggetti competenti», ha sintetizzato la consigliera Mirabella.
Tecnicamente, anche con il parere negativo della Corte dei Conti, il governo può comunque decidere di andare avanti con il progetto.
Infatti - viene spiegato dalla stessa Corte - nel caso in cui il controllo riguardi un atto governativo, secondo la legge, l'amministrazione interessata in caso di rifiuto può chiedere un'apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri, il quale può ritenere che l'atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso. In questo caso la Corte, se ancora mantiene la propria contrarietà, è chiamata ad apporre un «visto con riserva alla delibera».