Non è stata una vittoria di Pirro quella del premier Mario Monti al Consiglio Ue di Bruxelles, ma forse non è stato nemmeno quel passo in avanti decisivo che la fazione più euro-ottimista si aspettava. Lo stesso andamento timido dei mercati lo ha confermato.
Lattivazione del meccanismo «anti-spread» da parte dei fondi salva-Stati Efsf ed Esm, infatti, potrebbe restare bloccata dai veti incrociati. Ieri Finlandia e Olanda hanno fatto sapere di voler stoppare il «meccanismo» puntando sul fatto che per decisioni simili cè bisogno dellunanimità nellEurozona. A rincarare la dose ci ha pensato il portavoce del cancelliere Angela Merkel che ha specificato che «non è stato creato nessun nuovo strumento» e «non esiste nessun automatismo».
Non sorprende perciò che uno dei principali columnist del Financial Times, Wolfgang Münchau, abbia salutato Merkel come la «vera vincitrice» del vertice di Bruxelles sottolineando che Roma e Madrid «non sono più al sicuro di quanto non fossero una settimana fa» visto che la dotazione finanziaria del fondo salva-Stati è rimasta la stessa giacché la Germania si è opposta allottenimento della licenza bancaria che le avrebbe consentito di aumentare la sua potenza di fuoco contro eventuali attacchi speculativi ai titoli sovrani. Sono rimasti solo i «vecchi» 900 miliardi circa (ma solo 700 sono realmente disponibili). E, soprattutto, si è messa una pietra tombale sugli eurobond.
Insomma, leuforia degli aficionados di Monti alla vigilia appare sempre più ingiustificata anche guardando alla realtà dei numeri. Ieri le Borse europee hanno proseguito nella loro intonazione positiva. Francoforte, Parigi e Londra hanno chiuso con rialzi superiori al punto percentuale. Più contenuti gli incrementi di Milano (+0,24%) e Madrid (+0,31%). Il segno che qualcosa non ha funzionato viene anche dagli spread. Quello Btp-Bund è rimasto invariato rispetto a venerdì (-2 punti a 422) e gli acquisti si sono concentrati sulle scadenze brevi, segnale inequivocabile che le Borse si aspetta concretezza dallEurogruppo di lunedì prossimo. Peggio è andata alla Spagna: lo spread tra Bonos e Bund si è allargato a 486 (+11). Insomma, siamo ben lontani da quella quota 250-300 che i mercati considererebbero rassicurante in prospettiva.
La prova del nove, però, la fornisce un altro indicatore: il cambio euro/dollaro ha perso quota 1,26 scendendo a 1,2592. Goldman Sachs e Jp Morgan, tra gli altri, attendono un taglio dei tassi da parte della Bce guidata da Mario Draghi questa settimana dall1% a un nuovo minimo storico dello 0,75. La liquidità in arrivo fa scattare gli acquisti sulle azioni, ma penalizza la moneta unica nei confronti di valute a più alto rendimento.
Ma dietro a questa sequenza di numeri cè una motivazione «politica». Se gli spread non si muovono, è chiaro che gli operatori hanno intenzioni di vederci ancor più chiaro senza investire a scatola chiusa. Daltronde, come ha sottolineato il ministro delle Finanze finlandese Jutta Urpilainen in un dossier inviato al Parlamento per conto del premier Jyrki Katainen, per lintervento anti-spread del salva-Stati con i suoi ci vorrà lunanimità. Idem per il collega olandese Jan de Jager: «Non siamo a favore dellacquisto di obbligazioni».
Una sortita che, unita a quella della Germania, ha convinto il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, a smentire questa ipotesi. «LEsm, in situazioni straordinarie, può essere innescato attraverso un consenso dei Paesi membri che rappresentano l85% del capitale sottoscritto». In questo caso, Finlandia e Olanda non avrebbero nessun potere di blocco avendo quote minime. Discorso diverso per la Germania che con il suo 27,1% (lItalia ha il 17,9% e la Francia il 20,4%) può respingere al mittente le tentazioni euro-lassiste. Non a caso il comnponente tedesco del direttivo Bce, Jörg Asmussen, ieri ha invitato Atene a non perseverare nella richiesta di rinegoziare il piano di austerity.
Ecco perché, ha concluso Münchau, «senza eurobond o un cambiamento nella politica della Bce, Eurolandia non sopravviverà e il debito di Italia e Spagna non sarà più sostenibile».
Si sgonfia leffetto Monti: lo spread resta fermo e la Borsa non corre più
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